Cronaca locale

Piromalli voleva aprire un atelier sul Pirellone

Non solo Ortomercato. Col socio di una catena di abbigliamento: «Sandro, lo facciamo lì»

Piromalli all over Milan, Piromalli su tutta la città. Mire ambiziose per gli 'ndranghetisti della cosca del Mandamento Tirrenico della provincia di Reggio Calabria. Progetti e disegni criminali che non potevano limitarsi all'Ortomercato. Parlando degli affiliati alla cosca, infatti, due sottoposti, intimiditi dal potere del figlio di Giuseppe «facciazza» Piromalli, il 44enne Antonio e dei suoi sgherri, non esitano a dire tra loro che per i calabresi era meglio «Comandare che f......».

Alessandro Pronestì - che ha ricevuto dagli uomini del Ros di Milano uno dei sette mandati di fermo - non era pago di guadagnare dalle attività criminali organizzate all'interno dell'Ortomercato, ma s'impegnava a rilevare una serie di catene di abbigliamento femminile, tra cui la «Jennyfer», al 50 per cento con il boss (al quale sa di dover riferire tutto «non per paura ma per rispetto»). Ovviamente, tutti gli affari erano finanziati dalla cosca che intestava le attività a terzi. «Ale (Alessandro Pronestì, ndr)- gli avrebbe detto Piromalli in una conversazione riportata da Pronestì a una terza persona -.. se vuoi aprire il negozio a Reggio Calabria dimmelo che il locale te lo trovo io», mostrando un grosso legame della cosca al territorio natio. Ma Ale non è d'accordo, gli affari i calabresi devono continuare a farli a Milano. «Quando lo apriamo, lo apriamo qui, anche perché io devo essere qu, i io non vivo a Gioia Tauro, io vivo Milano e a Milano lo devo fare».

In effetti già prima dell'inserimento negli affari di Antonio Piromalli, Pronestì gestiva, pur non figurando nei quadri societari, due negozi della catena «Jennyfer» amministrati dalla «Gioia snc di Pronestì Vincenzo & c. e come soci aveva i fratelli Vincenzo e Antonio. Per i Piromalli Prenestì aveva condotto la trattativa per l'apertura di un nuovo punto vendita «Jennyfer» all'interno di uno dei centri commerciali di una nota catena, individuato il luogo preciso dove avrebbe dovuto sorgere il negozio, guidato i lavori di ristrutturazione dell'attività e assunto i dipendenti: era insomma una sorta di manager.

Di lui Piromalli si fida ciecamente al punto che gli vorrebbe far aprire un punto vendita finanziato dall'ndrangheta persino nel palazzo della Regione Lombardia!

Naturalmente con mezze frasi fa intendere al suo «manager»che qualora avesse sbagliato, avrebbe anche pagato di persona.

«Sandro mi dici prendiamo il negozio... là il locale sopra il Pirellone, apriamo a Quarto Oggiaro, per me... Alessandro tu sei quello che ne capisce, non io, quindi se andiamo male...»

PaFu

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