Cronaca locale

Pisapia chiede fatti a Sala. Ma mancano idee

di Carlo Maria Lomartire

«Bisogna essere capaci di passare dalle parole ai fatti»: così, con una appena percettibile vena di scetticismo, l'ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia, ospite applauditissimo pur non essendo del Pd, alla festa milanese dell'Unità. Si riferiva, rispondendo ad una domanda presumibilmente addomesticata del pubblico amico, ai primi mesi di permanenza a Palazzo Marino del suo successore Beppe Sala. Già, passare dalle parole ai fatti e, se possibile, piuttosto in fretta, come fece, in effetti, proprio Pisapia, la cui prima folgorante iniziativa di governo della città, il suo primo passaggio ai fatti fu l'aumento del 50 per cento del biglietto dell'Atm, da un euro a un euro e mezzo. Dopodiché, in realtà, il sindaco arancione accettò, subì, sviluppò e modificò iniziative di chi l'aveva preceduto: da Expo mandato giù controvoglia a un anno perso per riscrivere il Pgt, il piano regolatore targato Moratti rinunciando a 50 milioni di oneri di urbanizzazione. E poi Ecopass trasformato in Area C, BikeMi, piste ciclabili, pedonalizzazioni e avanti così. Idee originali praticamente nessuna. Un procedimento copia e incolla che evidentemente ora Sala non può seguire perché si tratterebbe di rielaborare ancora una volta le stesse idee. Per di più ora manca quel forte catalizzatore di dibattito e di attese che, come Sala sa meglio di tutti, è stato Expo, unico grande progetto che Pisapia ha avuto la da lui non gradita fortuna di trovare nei cassetti della sua scrivania. Cassetti che però ha provveduto lasciare desolatamente vuoti, polvere e ragnatele.

E quindi quali sono i fatti ai quali Sala dovrebbe passare? Inutile consultare il programma ufficiale diffuso durante la campagna elettorale, inutile e praticamente impossibile: mi piacerebbe sapere infatti quanti dei suoi elettori hanno letto quelle 133 pagine. D'altra parte si trattava di un lunghissimo elenco di intenzioni generiche, di auspici sul futuro della città, per non dire degli inevitabili riferimenti alla legalità, all'etica pubblica, alla buona amministrazione, ai rapporti con i cittadini eccetera. L'unico proposito chiaramente e ossessivamente espresso da Sala riguarda l'attenzione per le periferie, trascurate dalla giunta Pisapia a favore di un centro storico radical-chic. Ma non è chiaro neppure da dove si dovrebbe cominciare per passare ai fatti. Insomma, quali fatti? Forse qualche milanese ricorderà proposte di buon impatto mediatico, come quella della riapertura dei Navigli, mentre da parte nostra potremmo suggerire a Sala di riprendere l'unica importante operazione urbanistica che la giunta Pisapia aveva la possibilità almeno di programmare, la trasformazione delle grandi aree delle stazioni dismesse, e che è stata vilmente accantonata dopo mesi di liti interne. Anche sul destino dell'area Expo e qui il sindaco gioca in casa che pure è stato argomento centrale e fortemente dibattuto in campagna elettorale e del quale si è perfino occupato in forma un po' invasiva anche il governo Renzi, neppure su questo tema c'è chiarezza, un progetto, una linea precisa. Come pure è significativo che a fronte all'ipotesi - indubbiamente ambiziosa, peraltro formulata a Roma e subito ripresa dal presidente della Ragione Roberto Maroni - di portare le Olimpiadi a Milano, Sala se la sia cavata con una risposta nel più grigio stile banal-politico: non è un argomento all'ordine del giorno, abbiamo altre priorità eccetera. Ma quali altre priorità? Poteva essere l'occasione, ad esempio per prendere impegni concreti sulle carenze di impianti sportivi o sul recupero delle tanto citate periferie.

Insomma, una volta tanto dobbiamo dare ragione a Pisapia: di passare dalle parole ai fatti «bisogna essere capaci».

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