Cronaca locale

Con pistole e coltelli rapinavano i coetanei Sgominata baby gang

Otto arrestati e sei di loro sono minorenni Soldi, gioielli e tablet: più di 20 colpi a segno

Paola Fucilieri

Come tante altre baby gang prima di loro, amavano colpire i loro simili, ma più deboli, perlopiù minorenni. Durante le scorribande serali - partendo dalla stazione dei pullman di Vimercate o dal centro commerciale «Torri Bianche», punti di ritrovo prediletti tra le 17 e le 17.30 e dove tiravano tardi almeno fino alle 23 - sono stati in grado però di sequestrare nel sottopasso di una stazione ferroviaria per ore anche un 22enne appena sceso dal treno, obbligandolo a prelevare denaro al bancomat a più riprese. E rispedendolo infine a casa, sempre a bordo di un convoglio, impaurito come un bambino e senza cellulare. In modo che non potesse avvertire le forze dell'ordine o comunque farsi aiutare nell'immediato, in modo che potesse temerli.

Marocchini, romeni, egiziani, un solo italiano. Spietati e lucidi come vere e proprie batterie di malviventi adulti. Capaci di andarsene a dormire con la rassicurante «compagnia» di lame lunghe anche 20 centimetri sotto il cuscino. Otto ragazzi, studenti e disoccupati, sei dei quali minorenni, tutti provenienti da famiglie di lavoratori, persone perbene, sconvolte e incredule quando ieri mattina si sono trovate in casa i carabinieri della stazione di Vimercate che - alla guida del capitano Antonio Stanizzi e coadiuvati dalla Procura di Monza e dalla Procura dei Minori di Milano - venuti ad arrestare i loro «cuccioli», pronti per andare a scuola. E ai quali forse per la prima volta in questa brutta storia cominciavano a spuntare i lucciconi agli occhi. Cinque di loro sono stati portati dai militari al «Beccaria» (uno, ora maggiorenne, c'era già e ha ricevuto l'ordinanza di custodia cautelare in carcere) e altri tre in una comunità di recupero.

Tra novembre e dicembre dell'anno scorso questi ragazzi agitati hanno messo a segno almeno 21 colpi, o almeno questo è il numero accertato finora dagli investigatori dell'Arma anche attraverso i sistemi di videosorveglianza. Non si può escludere per ora naturalmente che le rapine non siano state molte di più.

Nelle stazioni ferroviarie, alle fermate di autobus o sui treni nella tratta Lecco-Milano, le vittime del branco venivano accerchiate appena scese dai mezzi pubblici, minacciate in maniera pesante ma anche decisamente «efficace»: due coltelli puntati contro lo stomaco, una pistola (giocattolo, ma chi poteva saperlo?) e frasi minacciose sibilate nelle orecchie che avrebbero atterrito anche un criminale consumato («Adesso ci hai visti in faccia. Se racconti qualcosa ti veniamo a cercare e ti ammazziamo»).

Il bottino del branco era molto variegato: denaro contante, collane e collanine, tablet, cuffie ultima generazione, ma anche giubbotti ed effetti personali che potesse in qualche modo attirare l'attenzione dei giovani balordi.

Dopo una serie di denunce la baby gang è stata individuata dai carabinieri lavorando sulle testimonianze delle vittime, ma anche su riconoscimenti fotografici e immagini di telecamere di videosorveglianza della zona fornite anche grazie alla collaborazione della Polfer.

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