Cronaca locale

Plant suona in «Trance» L'ex dei Led Zeppelin incrocia country e afro

Alle 21 il concerto di un mostro sacro del rock che sta per completare il suo ultimo album

Antonio Lodetti

Non ha più la voce possente che esplodeva in Whole Lotta Love o nell'attacco di Black Dog ma un impasto vocale colorito e coinvolgente che non lascia mai indifferenti. Robert Plant - dopo i Led Zeppelin - continua a giocare all'angelo vendicatore delle radici rock, troppo spesso strapazzate e usurpate in nome di una (presunta) modernità. Lui è un po' come Gustav Meyrink, che nel libro L'angelo della finestra d'occidente fa vivere mille vite al matematico-filosofo-mago John Dee. Plant è l'unico dei Led Zeppelin ad essersi cucito addosso un nuovo abito senza abiurare il passato e lo dimostra ancora una volta in concerto stasera allo «Street Music Art Festival» nella Forum Summer Arena, all'esterno del Forum di Assago. Arriva accompagnato dai Sensational Space Shifters, la band con cui due anni fa ha inciso Lullaby...and the Ceaseless Roar, il disco che mostra le sue mille esplorazioni odierne, che spaziano dal country ai suoni africani, dalla psichedelia all'elettronica al blues passando per la musica etnica con geniali elucubrazioni ritmiche e spiazzanti melodie. «La mia musica oggi è la Trance che incontra i Led Zeppelin. Sono in giro da un po' e mi sono chiesto, ho ancora qualcosa da dire? Ho ancora canzoni dentro di me? Nel mio cuore? Ho osservato la vita e quello che mi succede. Lungo il percorso ci sono attese, delusioni, felicità, domande e relazioni forti... Ora sono in grado di esprimere i miei sentimenti attraverso la melodia, l'energia e la trance, tutte insieme in un caleidoscopio di colori, suoni e amicizia».

Il percorso di Plant è in continua evoluzione ché la sua opera passa per dischi del 2002 come Dreamland, registrato nel 2002 nel deserto africano con una band marocchina, dalle collaborazioni con il vecchio compare Jimmy Page e da due splendidi album acustici come Raising Sand (vincitore di ben sei Grammy con la dotata cantante country Allison Krauss) e Band of Joy (il ritorno con la sua band delle origini). «Sono sempre stato un cantante di rock'n'roll, non di rock e rivendico le mie origini, i grandi festival, la musica dura ed elettrica». Ma il blues e il folklore hanno giocato un ruolo importante nella sua vita, e lo testimonia la sua visione della cosiddetta world music. «La world music non è uno scrigno da cui rubare, ma un incontro armonico tra psichedelia, California anni '60 e linguaggi folklorici». Nel suo rito pagano Plant in concerto cuce passato e attualuità - spazia dai suoi classici brani nuovi a cover di Gene Clark o di Townes Van Zandt o a traditional come Shady Grove - e, nonostante le virate country, rivendica il suo ruolo di guerriero dell'hard rock.

Intanto sta lavorando al nuovo album con i Sensational Space Shifters ormai imminente) e ha partecipato, star tra le star, all'album benefico The Long Road rileggendo nientemeno che The Blanket of the Night degli Elbow.

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