Cronaca locale

«Poche multe ma i ciclisti ci aggrediscono»

«Poche multe ma i ciclisti ci aggrediscono»

Ciclisti che sfrecciano sui marciapiede come se fossero al Vigorelli o che viaggiano indisturbati contromano per le strade della città. Per non parlare di chi chiacchiera come se nulla fosse al cellulare mentre pedala al centro della carreggiata o passa con il semaforo rosso incurante del traffico. Disabili costretti ad attraversare in punti pericolosi o scomodi perché gli scivoli sono inagibili. Il motivo? Biciclette legate ai paracarri, come se si trattasse di rastrelliere. La circolazione milanese ostaggio dei ciclisti, che in nome della mobilità alternativa, si sentono autorizzati a circolare ignorando codice della strada e il minimo senso civico. Pedoni, disabili, anziani sono a loro invisibili. Mettono in pericolo la propria incolumità e quella altrui senza curarsene minimamente. Ritratto del ciclista medio visto con gli occhi dei vigili urbani: «I ciclisti sono i peggiori utenti della strada, i più pericolosi e indisciplinati, seguiti dai conducenti di moto e motorini, dagli automobilisti con il vizio della sosta selvaggia e dai padroni di animali domestici».
E dire che le multe esistono e sono anche salate, solo che è molto difficile fermare un ciclista: «Le sanzioni non arrivano le 500 l'anno - spiega Daniele Vincini, segretario Sulpm Milano -: il 30% sono per passaggio con il semaforo rosso e il resto per guida sul marciapiede». La sanzione per guida con il cellulare ammonta a 152 euro, ma non prevede il ritiro della patente per il conducente sulle due ruote, 154 euro per il passaggio con il rosso. Il codice della strada punisce con 39 euro di multa la guida contromano, mentre passa impunito - ovvero non esistono sanzioni - chi lega le bicicletta agli scivoli per disabili.
Difficile avere a che fare con i ciclisti: «Noi siamo obbligati a fermarli, ovviamente - spiega Vincini - ma ogni volta è come se facessimo loro un torto, pensano di godere di impunità per cui non solo commettono moltissime infrazioni, come se non fossero tenuti a rispettare il codice della strada, pur essendo utenti della strada a tutti gli effetti, e non dimostrano alcun senso civico o rispetto per gli altri, ma sono sempre molto aggressivi e arroganti. Spessissimo ci aggrediscono e ci offendono, ma noi non possiamo denunciare tutti». Al contrario i ciclisti si permettono «nel 90% dei casi di mandare esposti al comando di zona, accusando gli agenti di perseguitarli e di comportarsi in maniera scorretta» spiega ancora Vincini. Nel 99% dei casi gli esposti vengono archiviati ma costituiscono precedenti che possono diventare sanzioni disciplinari, oltre che costituire una gran perdita di tempo per i ghisa che sono costretti comunque a difendersi, anche se nel giusto. «Certo gli esposti sono una forma di controllo giusta verso gli agenti - commenta Vincini - anche se i conducenti di biciclette si permettono di insultarci e aggredirci.

Noi li invitiamo a rispettare il codice della strada e a usare più senso civico perché mettono a rischio la sicurezza di tutti».

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