Cronaca locale

Il poliambulatorio gioiello di Expo a rischio chiusura

Investiti due milioni per offrire assistenza in pieno centro Ma i fondi sono finiti. E il destino della struttura è incerto

Il centro di Milano rischia di perdere il suo gioiellino di sanità. E di veder ridimensionato il progetto del poliambulatorio di via Rugabella. Nato per Expo, non è chiaro che fine farà a fine manifestazione. In Regione è già stata fissata una riunione a metà novembre per decidere il da farsi, ma il destino della struttura è incerto. E i soldi per mantenerla in piedi finiranno il 31 ottobre.

Per ristrutturare gli ambulatori è stato speso oltre un milione di euro e per pagare stipendi di medici e personale sono stati investiti circa 800mila euro. E la prova Expo - si può già dire in una sorta di bilancio parziale - è stata superata alla grande. Non solo perché i turisti hanno potuto contare su una buona assistenza. Ma soprattutto perché i milanesi si sono trovati a disposizione un team di specialisti in pieno centro, 14 ambulatori specialistici e tre postazioni prelievi. Senza liste d'attesa o tempi biblici per una visita. Oculisti, ginecologi, cardiologi, dermatologi, odontoiatri, radiologi e otorinolaringoiatri hanno visitato centinaia di pazienti e soprattutto hanno intercettato tutti quei codici bianchi e verdi che solitamente «intasano» le sale d'attesa dei pronto soccorso. «Per questo sarebbe una follia non investire su via Rugabella - lancia l'allarme Danilo Mazzacane a nome della Cisl medici - è stato creato un buon esempio di sanità e si era detto che il modello del poliambulatorio sarebbe stato clonato in città per creare una sorta di corsia di assistenza alternativa al pronto soccorso». In realtà i poliambulatori gestiti dagli Icp (istituti clinici di perfezionamento) sono 22, sparsi nelle varie zone della città e rappresentano il luogo dove convogliare le piccole emergenze, quelle che potrebbero essere gestite anche al di fuori dell'ospedale. Ma di tutta questa rete, Rugabella resta la punta di diamante. Dopo la ristrutturazione, gli stanzoni del vecchio edificio del centro sono stati trasformati in studi medici dove accedere facilmente alla consulenza di uno specialista. Si è cercato di seguire il modello vincente adottato da Londra per organizzare l'assistenza sanitaria durante le Olimpiadi del 2012.

Il servizio che si è rivelato più utile è stato la guardia medica, attiva dalle 8 del mattino a mezzanotte per sette giorni su sette anche in piena estate. E i cittadini non vorrebbero rinunciare a una delle prime strutture che rappresenta un modo snello e rapido per accedere alle consulenze di specialisti. Il centro - ribattezzato appunto Guardia medica Expo - garantisce (almeno fino alla fine di ottobre) anche una prima gestione del bambino ed ha un filo diretto con l'ospedale Buzzi per i casi più gravi. Gli Icp hanno anche garantito un pediatra nei punti di primo intervento all'interno del sito Expo durante i fine settimana.

Tuttavia il destino della struttura resta legato al ruolo, poco chiaro, dei poliambulatori all'interno della riforma della sanità e della nuova riorganizzazione della rete ospedaliera milanese. A inizio agosto, a ridosso del voto in aula, in Regione erano stati ridisegnati gli accorpamenti delle aziende ospedaliere. E uno dei punti deboli della nuova mappa resta appunto il ruolo dei poliambulatori. C'è il rischio che diventino una Cenerentola quando invece (e via Rugabella ne è un esempio) stanno salvando gli ospedali da code e intasamenti al pronto soccorso. Si capirà con più chiarezza nella fase post Expo.

In ogni caso i posti di lavoro dei medici sono salvi: il personale è stato «prestato» al poliambulatorio dall'ospedale Bassini e di Cinisello Balsamo e dall'ospedale di Sesto San Giovanni.

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