Cronaca locale

Politica e provocazione La prima volta di Cuba con il fantasma di Fidel

Al Pac l'esposizione di autori contemporanei Un inedito in Italia. Il líder máximo? Mai citato

Francesca Amé

«Would you like to buy my misery?», ti va di comprare la mia miseria?, si legge entrando al Pac. Si apre così, con la domanda-provocazione dell'artista Luis Gómez scritta sul muro mentre a terra ci sono dei calcinacci, la mostra «Cuba. Tatuare la storia» (da oggi al 12 settembre, catalogo Silvana editoriale), la prima esposizione di arte cubana contemporanea mai fatta in Italia in uno spazio pubblico.

Perché? I motivi sono tanti, come spiega Diego Sileo, curatore del Pac e di questa collettiva con Giacomo Zaza: «Lavorare con gli artisti cubani è un po' più complicato» e in quell'espressione ci devi leggere il tempo speso a spiegare ai burocrati di partito de L'Avana il senso della mostra, i permessi necessari per far arrivare gli artisti (molti dei quali a Milano, in questi giorni, per «il viaggio della vita»), la difficoltà di includere chi, come Tania Bruguera, lavora in America ed è poco tollerata in patria. Il risultato è una mostra corposa e complessa che necessita di tempo (e di una guida: sarà distribuita gratuitamente ed è indispensabile) per essere apprezzata al meglio: ci sono una trentina di artisti rappresentati, da nomi «storici» come Ana Mendieta e Feliz Gonzalez-Torres, che potremo definire gli avi dell'arte cubana contemporanea, omaggiati al piano superiore del Pac, a firme come Lázaro Saavreda che presenta un'installazione una Ultima cena postmoderna in cui Gesù e gli apostoli sono dei computer ideata anni addietro, ma realizzata solo ora a Milano. C'è il duo Los Carpinteros che ha realizzato enormi chiodi in ferro battuto per rivendicare il ruolo artigianale degli artisti e Carlos Garaicoa che ha costruito una complessa installazione di martelli per riflettere sull'organizzazione dello stato (che poi il martello, con la falce, sia un simbolo potentissimo vien da sé).

Mentre le artiste donne chiamate a partecipare alla collettiva riflettono per lo più sulla condizione femminile e riversano nei loro lavori le tradizioni della santeria talvolta, come nel caso di Grethell Rasúa, con esiti raccapriccianti al comune sentire parliamo di opere realizzate con saliva, sangue mestruale, capelli, feci il cuore della esposizione è la terza stanza, quella «più politica», e la più interessante. Ed è qui che questa esposizione che poteva scivolare nella facile agiografia della «isla feliz» fa un buon lavoro, mostrando la carica sovversiva di molta arte contemporanea cubana. Al Pac ci sono i lavori toccanti del giovane Miguel Hernández, che documenta con foto e video il lavoro dei comitati di controllo nei condomini, con esiti che sfiorano il grottesco, e quelli di Gómez, di Kcho e di Angel Delgado che ha realizzato una composizione su fazzoletti di stoffa durante il periodo di detenzione perché aveva osato irridere «Granma», il giornale di partito a Cuba. In occasione della mostra (performance oggi, domani e giovedì alle 19 e ricco programma di eventi collaterali) il Pac sarà aperto fino alle 22.

30 i martedì di luglio e settembre e fino a mezzanotte il 16 luglio, ventennale della riapertura del museo, il 27 luglio, giorno dell'attentato terroristico e il 13 agosto, giorno del compleanno di Fidel Castro: mai espressamente citato nelle opere esposte, è il Grande Vecchio (assente) con cui tutti questi artisti, compreso i più giovani, fanno i conti.

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