Cronaca locale

Ponzoni condannato a dieci anni

Ponzoni condannato a dieci anni

Oltre la richiesta della pubblica accusa, e sicuramente ben aldilà delle peggiori previsioni dell'imputato. Massimo Ponzoni, ex assessore regionale del Pdl nonché ex segretario dell'ufficio di presidenza al Pirellone, è stato condannato ieri dal tribunale di Monza a 10 anni e sei mesi di reclusione (il pm ne aveva chiesti 8) oltre all'interdizione perpetua dai pubblici uffici e sostanzioni risarcimenti provvisionali alle parti civili (120mila euro solo alla Regione) per le accuse di corruzione, concussione, peculato, bancarotta fraudolenta, accuse che portarono al suo arresto nel gennaio del 2012. E Ponzoni è in buona compagnia. Codannati - anche se pene sensibilmente più lievi - anche tutti gli uomini della sua «squadra», come lui stesso l'aveva definita in una telefonata intercettata dalla Gdf: Antonino Brambilla, 65 anni, ex vice presidente della provincia di Monza e Brianza (5 anni), l'imprenditore bergamasco Filippo Duzioni (3 anni e 2 mesi), Rosario Perri, a lungo capo dell'ufficio tecnico di Desio, (5 anni e mezzo), e Fracon Riva, ex sindaco di Giussano Franco Riva (2 anni e mezzo, ma con l'assoluzione da due accuse di concussione che erano costate al politico nove mesi ai domiciliari).
Una stangata vera e proprio contro l'ex giovane (e rampante) promessa del Pdl, uno dei primi della giunta dell'ex governatore Roberto Formigoni a finire nei guai con la giustizia, salvo poi essere emulato da un nutrito plotone di colleghi di quel consiglio regionale. Ma Ponzoni paga (tanto) per una storia all'apparenza di piccolo cabotaggio, che ha a che fare con il suo ruolo di coordinatore provinciale del Pdl di Monza e Brianza, poltrona da cui avrebbe agito per condizionare i Pgt di Desio e Giussano (non proprio due megalopoli), facendo sì che fossero a misura dei desiderata di alcuni imprenditori del mattone, e ottenendo in cambio denaro, finanziamenti e regali. Gli amministratori locali condannati per aver accettato il «metodo» Ponzoni sarebbero poi stati ricompensati con contratti di consulenza o incarichi di varia natura. Ma pesa, anche e soprattutto, il crac di alcune società immobiliari - come la «Pellicano», la «SM Piermarini» e la «Mais» - che avrebbero incamerato gli anticipi versati da decine di famiglie che intendevano acquistare una casa, e che invece persero tutto. «Con questi soldi - avevano detto in aula gli avvocati delle parti civili - Massimo Ponzoni e il suo socio Sergio Pennati (ex collaboratore del politico, poi diventato suo accusatore ndr) si sono comprati la Bentley, le Harley Davidson e gli orologi, si sono pagati viaggi esotici e fatto in casa enormi bagni rivestiti in marmo». «Non una sentenza inattesa, ma una sentenza ingiusta», commenta il legale di Ponzoni, l'avvocato Luca Ricci.

«Avevamo fin da subito colto una posizione del tribunale irragionevolmente contraria al nostro assistito, ma nei successivi gradi di giudizio sapremo far valere le nostre ragioni».

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