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Le verità su Diana: "Addio Signora"

Dalle polemiche sulla famiglia reale al ritardo della bandiera a mezz'asta, fino all'ultimo saluto al feretro: il racconto del portavoce della Regina

Le verità su Diana: "Addio Signora"

Nuovi particolari emergono sulle ore immediatamente successive la morte di Lady Diana. A riferirli al Daily mail è Dickie Arbiter, portavoce della Regina fino al 2000, che ha seguito Carlo e Diana per 12 anni.

Arbier racconta l'ultima volta che ha visto Diana in vita: "Una macchina si avvicinò mentre camminavo lungo la strada privata che conduce a Kensington Palace. Il finestrino del conducente scivolò giù mentre il veicolo rallentava e mi resi conto che si trattava di Diana. Lei sorrise e fece un gesto come faceva sempre. Sembrava felice. Sapevo che si sarebbe diretta verso il Sud della Francia a breve. Era appena stata in vacanza lì con i suoi ragazzi, ma ora che erano in Scozia con il resto della famiglia reale, aveva intenzione di ritornare su invito del suo amico, Dodi Al Fayed. Erano nel bel mezzo di una breve storia d'amore estiva, un semplice flirt, ma ero contento di sapere che lei non sarebbe stata da sola per il resto delle vacanze". "Due settimane dopo - aggiunge l'uomo - il ricordo di quello scambio ravvicinato con la principessa mi ha annebbiato il cervello, trafitto dalle immagini televisive in diretta di una macchina con le lamiere contorte, distrutta nella notte a causa di un incidente in una galleria di Parigi".

Poi ricorda come il Palazzo ha vissuto la morte della Principessa e dell'arrivo delle prime notizie: "Paul Burrell, maggiordomo di Diana, continuava a correre singhiozzando nell'appartamento di Kensington Palace. Cercavamo aggiornamenti. Poi poco dopo le 3, il telefono ha squillato. Era Penny Russell-Smith, il segretario del Palazzo. Tutto quello che disse è stato 'è morta'. Feci la doccia, mi vestii e uscii dall'ufficio. La realtà cominciava a piombarmi addosso e io avvertivo il senso della perdita".

Poi Arbiter ci tiene a chiarire alcune delle polemiche che sono nate subito dopo la notizia della morte di Diana, come il ritardo nell'issare la bandiera a mezz'asta. L'ex portavoce racconta che, non appena saputa la notizia, hanno incominciato a chiamare a chi di dovere affinché il Castello di Windsor, Sandringham e Holyrood House mettessero le loro bandiere a mezz'asta. E queste residenze la issarono subito. Per Buckingham Palace, però, il discorso era diverso. La regina si trovava in Scozia e non c'era nessuno nella residenza. E la tradizione vuole che la bandiera possa sventolare solo con la presenza dei Reali nel palazzo. "Noi, naturalmente, sapevamo come stavano le cose - afferma Arbieter-. La regina e la sua famiglia volevano affrontare la tragedia in modo privato. La principale preoccupazione di Sua Maestà era proteggere i principi William e Harry dal bagliore dei riflettori dei media, e dal numero senza precedenti di persone in lutto che stavano inondando Londra. Ma sulla scia della pubblicità negativa che circondava il divorzio del Galles, la decisione di rimanere in Scozia con i ragazzi è stata vista come inadeguata in alcuni ambienti". La questione della bandiera poi è stata risolta, anche perché la Regina aveva mandato un messaggio a tutta la nazione per comunicare il dolore per la perdita della principessa.

Poi ricorda di quando nessuno dei membri della famiglia reale aveva ancora letto il libro di condiglienze. Arbier, allora, convince il principe Edward, fratello di Carlo, a leggerlo. "Ho organizzato per portarlo laggiù personalmente. Pensavo che la questione fosse risolta, ma 20 minuti più tardi il principe era di nuovo al telefono. "Giusto per farvi sapere che non sto andando giù adesso, ok?", ha detto. "Vado con il Duca di York più tardi nel pomeriggio". Ho contato mentalmente fino a dieci, poi ho risposto: "Possiamo fare una chiacchierata?". Sarebbe stato un piccolo gesto, tale da correggere un'enorme ondata così negativa". "Era tanto difficile da capire? - si sfoga l'ex portavoce - Il principe è apparso cinque minuti più tardi. "Non capisco", gli ho detto. "Dove è il problema?". "Non c'è problema", ha risposto. "Vado con il Duca di York questo pomeriggio, ecco tutto". Dopo qualche reticenza sono riuscito a convincerlo che andare subito era la cosa giusta da fare".

Alla fine del racconto, Dickie Arbiter ha raccontato cosa disse al feretro di Diana: "Nella quiete della Cappella Reale, la ringraziai per essere stata così incredibilmente gentile con mia figlia Vittoria. Sono rimasto lì per 40 minuti. Poi le ho detto: "Addio Signora, vi ringrazio".

Ho fatto un inchino con il collo e ho lasciato la Cappella".

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