Cronaca locale

Il portavoce della sinagoga denunciato per «odio razziale»caso Ramadan

«Avreste mai immaginato che difendendo i diritti dell'infanzia si potesse finire denunciati?». È la domanda che pone alla città Davide Romano, portavoce della sinagoga Beth Shlomo. A lui potrebbe succedere: «Me lo ha promesso via stampa - dice - il portavoce del Coordinamento delle Associazioni Islamiche di Milano, Davide Piccardo». «La mia colpa? - aggiunge - Avendo saputo che l'imam Al-Bustanji avrebbe partecipato all'evento di fine Ramadan, mi sono informato su chi fosse. Ho trovato un'intervista in cui racconta, tra le altre cose, di avere incontrato un bambino di meno di 10 anni che voleva farsi martire a Gerusalemme». «Mi aspettavo - confessa - un racconto dell'imam in cui spiegava come ha fatto a far recedere il bambino da un proposito così folle. Qualunque adulto ragionevole l'avrebbe fermato. Invece no: di fronte a un bambino con propositi suicidi, l'imam inizia a esaltarlo».
La Comunità ebraica ha preso una posizione molto netta sulla vicenda (arrivando a sospendere i rapporti con il Caim) e lo stesso hanno fatto molti consiglieri comunali - e non solo. Romano, da parte sua, sul caso ha intrapreso un'iniziativa molto serrata. Ha condannato la posizione dell'imam e ha chiesto a Piccardo di fare lo stesso: «Più che un mio diritto - dice - mi era sembrato un preciso dovere morale. E sottolineo che non ho proferito parola sulla questione israelo-palestinese, che Piccardo continua a tirare in ballo». «La mia presa di posizione - spiega - era solo e unicamente legata al comportamento di un leader religioso di fronte a un bimbo con propositi di quel genere. I diritti dell'infanzia vengono prima di tutto». Ma il Caim ha annunciato denunce per diffamazione e istigazione all'odio razziale e religioso. «Mai ho messo piede in un aula di tribunale - risponde l'esponente della comunità ebraica - e mai avrei pensato di doverlo fare per un accusa così assurda. Mi resta la consapevolezza di essere nel giusto, cosa che mi farà affrontare il processo a testa alta». Si aggiunge però «una punta di amarezza a livello personale». «In tutta questa vicenda - dice - Pisapia non ha preso posizione. Dal sindaco di Milano, un avvocato e un politico noto per il suo garantismo e la difesa dei diritti dei più deboli, mi sarei aspettato qualcosa di più». «Quando mi capita di andare a parlare nelle scuole - riflette - parlo spesso di come la qualità delle istituzioni dipenda anche dall'impegno dei cittadini a partecipare alla vita pubblica. Di come sia importante non delegare tutto alla politica. E' quello che ho fatto. Mai mi sarei aspettato di essere lasciato solo. Mai avrei pensato che il mio sindaco non prendesse posizione tra chi difende i diritti dell'infanzia e chi li viola. Mai avrei pensato che proprio lui si voltasse dall'altra parte di fronte a una denuncia così infamante.

Ora però, inizio a farlo».

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