Cronaca locale

"Porto i bambini tra le tombe del cimitero Monumentale"

Gioietta Vaccaro ha raccolto la sua esperienza unica in una guida che rispolvera anche la storia della città

"Porto i bambini tra le tombe del cimitero Monumentale"

Bambini e morte. Argomento da trattare con guanti da cerusico. Quando muore il congiunto di un bimbo, un caro molto stretto come una madre, o anche lontano, la prima domanda è: portiamo i bambini al funerale? È giusto che un bimbo assista alle esequie della madre o che ne veda la tomba? L'immediata risposta è «no», perché l'infanzia deve essere tenuta lontano dal macabro «spettacolo» della fine. Un bimbo va portato a Gardaland, al parco, in un centro commerciale, ma non al cimitero.

Perché? Se lo è chiesta l'insegnante Gioietta Vaccaro, che ha meditato su questo costume oppure malcostume, una sorta di veto non scritto che impedisce ai piccoli di vedere la casa della morte. È un progetto unico, defluito in una guida, «Curiosando... al Monumentale. A passeggio nella storia di Milano», dedicata a Almerina Buzzati, edita dal Comune di Milano. «Accompagno i bambini al cimitero - racconta Gioietta (un nome, un programma, n.d.r.) - per far vivere loro un racconto nella casa della morte, tempio della nostra memoria. Mio padre lo faceva con me, quando ero una bimba. Era uno scultore e per mostrarmi la bellezza delle statue mi teneva per mano in lunghe camminate al Monumentale».

A richiedere le passeggiate sono gli istituti scolastici, come il Parini, e vi partecipano bambini e ragazzi dalle scuole elementari alle superiori. La visita è studiata con perizia. Gioietta Vaccaro ha elaborato un viaggio in cui la curiosità dei ragazzini vieni stimolata: la conoscenza del monumento del benefattore Ulisse Merini, ad esempio, in cui ci sono le statue di tanti bambini che suonano e cantano.

Perché alcune statue sono nude? Cos'è un benefattore? Perché i pargoli che suonano per una persona morta sorridono? Ma al cimitero non si piange soltanto? «Sono le domande dei bambini. Il rapporto morte-bambino oggi deve essere rivissuto. I videogiochi rappresentano molti eventi luttuosi» sottolinea l'insegnante, ma soprattutto è vero che stiamo vivendo un periodo storico guerriero, in cui un piccolo va in metropolitana e può trovarsi al centro di un attentato. Il Monumentale non è solo un insieme di tombe. «È il polmone di una natura materna. Quanti ragazzi vanno a raccogliere foglie nei viali del cimitero per i lavori che fanno a scuola? Il Monumentale non ha mura che lo dividono dal resto dalla città ma solo cancelli, e anche questo parla del rapporto che Milano ha con un monumento in cui intorno alla morte si è sviluppato un mondo tutto da scoprire, in modo particolare per i ragazzi».

Altro esempio? «Molti piccoli hanno imparato cosa fosse un aratro da un monumento funebre, perché non sapevano che cosa significasse arare la terra».

Quella terra che alla fine ci ospita tutti, grandi e piccoli.

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