Cronaca locale

«Porto in scena i maestri della sanità milanese»

Finazzer Flory interpreta la lezione dei grandi medici del Policlinico: «Comincio da Mangiagalli»

Simone Finotti

«Fa una certa tristezza constatare che oggi, per molti milanesi, il nome Mangiagalli evoca ad andar bene la statua all'ingresso della Statale, e nei casi peggiori semplicemente l'indicazione stradale di una clinica. Credo sia arrivato il momento di ricordarlo in modo diverso». Massimiliano Finazzer Flory spiega così la scelta di iniziare proprio da Luigi Mangiagalli, giovedì alle 18.30 nella seicentesca Chiesa della B. V. Annunciata di via Francesco Sforza 32, il suo inedito trittico di biografie teatrali dedicate ai «Grandi medici del Policlinico fra scienza e teatro» che lo porterà a vestire anche i panni di Luigi Villa (18 aprile) e Augusto Giovanardi (23 maggio), per svelarne il lato umano, il profilo intimo e privato accanto a quello pubblico e professionale. Tre figure, tre epoche della storia, tre momenti della vita di Milano. Un solo, importante insegnamento: «Milano ha avuto, e continua ad avere, personaggi straordinari». Villa, allievo del Nobel Camillo Golgi, diede grande impulso alla clinica negli anni '50 e '60 grazie alla sua passione per la ricerca. Giovanardi fu un igienista noto per i vaccini contro tifo e paratifo. Ma la carrellata non poteva non partire da Luigi Mangiagalli (1850-1928), fondatore e primo rettore dell'Università di Milano, città di cui fu sindaco dal 1922 al '26. Finazzer Flory ne è rimasto affascinato: «Nato poverissimo, tanto da consumare le scarpe nel tragitto fra la casa -appena fuori Porta Nuova- e l'ospedale, divenne il più giovane professore universitario d'Italia. Fu un grande ginecologo e accademico, ma anche un politico, prima deputato poi senatore del Regno. Fu un ottimo sindaco di Milano, città che amava e vedeva come una metropoli. È stato però soprattutto un manager, di fatto l'uomo che inventò le charity a Milano. Si spendeva per gli altri, senza tregua. Da liberale, aveva una visione molto moderna della scienza: fra le carte che ho studiato per preparare lo spettacolo ho trovato una frase molto bella: la scienza- scriveva- è una democrazia che deve stare insieme all'industria. Qui è condensata un'intera visione». Già, le fonti. «Mi sono basato su diversi materiali: testi, lettere, discorsi, e l'opera del suo allievo e biografo Innocente Clivio. E poi la musica che lui amava, in particolare quella di Puccini». Il reading, 35 minuti, sarà preceduto da un'introduzione storica a cura di Giorgio Cosmacini, Piergiorgio Crosignani, Luigi Fedele, Marco Giachetti e Anna Parravicini. Dopo il successo del suo Leonardo Da Vinci, che ha già riempito le sale di mezzo mondo e si prepara a sbarcare anche nel Sudest asiatico, c'è già in programma l'esordio di un nuovo personaggio, proprio qui a Milano: «Il 31 agosto sarò Baudelaire, nel giorno esatto del 150° anniversario della morte.

Sto definendo la location, mi piacerebbe nei dintorni dell'Arco della Pace».

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