Cronaca locale

Post Expo, cantieri dal 2017 non ci sarà un grande parco

Presentate le linee guida del Parco tecnologico a Rho: Ibm, Nokia, Scala, Bayer e Galeazzi si sono «prenotati»

Chiara Campo

Per dirla con il gergo calcistico il primo cantiere partirà nella «stagione 2017/2018», e ci vorranno circa dieci anni decina per arrivare al traguardo. Nel 2027 (se tutto va bene) tutta l'ex area Expo sarà trasformata nel «Parco della scienza, del sapere e dell'innovazione», un parco tecnologico sul modello di Berlino o Singapore, con tutti i servizi utili affinchè l'hub possa vivere 24 ore su 24: impianti sportivi, spazi per mostre, concerti ed eventi, piste ciclabili, negozi di moda, bar, ristoranti. Il presidente di Arexpo ha presentato ufficialmente ieri a un centinaio di stakeholder locali (i vertici di Confcommercio, Assolombarda, Confindustria Lombardia, Assimpredil, Aifa, Abi, Ance, rettori degli atenei, tanto per citare) le linee guida del progetto «post Expo». Un puzzle - dove i pezzi sono finora sistemati in modo teorico sul milione di metri quadrati di terreno a Rho-Pero - in cui due cardini sono già fissati e danno l'indirizzo al progetto: Human Technopole, il polo di ricerca e tecnologia che sarà interamente finanziato dal governo, e il campus dell'Università Statale che trasferirà da Città Studi a Rho le facoltà scientifiche. Ora parte la caccia agli investitori che vogliono fissare la propria base nell'hub. E Bonomi, che descrive Arexpo «a tutti gli effetti come una società di sviluppo immobiliare», che non intende vendere gli spazi e sciogliersi, ma proseguire le attività anche dal 2017 in avanti, fa sapere che già oggi sono «una trentina le manifestazioni di interesse, non vincolanti, che abbiamo già ricevuto. E sono certo che a fine pianificazione non avremo solo interesse, ma già contratti definitivi». Tanto per citare, hanno bussato alle porte di Arexpo Bayer, Roche, Ibm, Nokia, la Fondazione Scala, l'ospedale Galeazzi. Oltre a ricerca e innovazione (il cuore dell'hub, con Human Technopole e i centri di ricerca, e l'educazione con la Statale, ma anche scuole e asili che serviranno a chi graviterà sull'area, l'obiettivo è di stabilire sui terreni l'Agenzia europea del farmaco (se Milano la strapperà a Londra), alla voce «Ambiente» sono previsti spazi d'acqua, verdi, mobilità sostenibile. Poi «Cultura e divertimento», «Salute» (ospedali, cliniche, laboratori), «Imprese» (uffici ma anche spazi congressuali) e «Residenziali», anche se Bonomi freno sullo spazio che sarà riservato a nuova edilizi, ricordando che «vicino all'area ad esempio è già stata realizzata per Expo Cascina Triulza, e il Parco tecnologico non andrà vissuto come un'isola fuori dal nulla, ma allargarsi ai servizi e nuovi alloggi appena realizzati nelle immediate vicinanze. A ottobre Arexpo lancerà la gara per selezionare entro ottobre l'Advisor che disegnerà il masterplan dell'area, «dal disegno può dipendere il successo o meno dell'operazione». Non sarà un vincolo la conservazione del Decumano. Non ci sarà una grande macchia verde, anche se esiste il vincolo del 53% a parco. Si è sempre immaginato una grande macchia verde che dividesse idealmente in due parti le aree. «Scordatevelo - boccia l'idea Bonomi -. Sarà un grande parco tecnologico con piccoli spazi verdi diffusi, rispetteremo il vincolo». Oggi mantenere l'ex terreno Expo costa 12 milioni all'anno. La Regione ne ha investiti 50 per gli eventi che per tutta l'estate hanno «evitato che cadesse nel degrado, continueremo nelle prossime stagioni compatibilmente coi cantieri». E il Pirellone ieri ha manifestato l'intenzione di investire «altri 150 milioni sul progetto». La prima assemblea di Arexpo si terrà tra il 10 e 15 novembre, e sancirà l'ingresso del governo.

Da Renzi si attendono fatti sulla creazione di una «no tax area» per attrarre investitori stranieri dopo Brexit.

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