Cronaca locale

Il post Expo? Due campi da calcio

Rizzo e il centrodestra delusi dai progetti per l'area: «E pensare che ci abbiamo investito milioni»

Maria Sorbi

Là dove c'era l'incrocio tra Cardo e Decumano ci saranno campi da calcetto, aree per le attività ludiche, maxi schermi per seguire le finali di Champions e gli europei di calcio. Un programma che a detta del presidente di Arexpo, Giovanni Azzone, è un modo per «far rivivere l'area e renderla parte della città» in attesa che venga costruita la Silicon valley annunciata. Ma che a detta dei consiglieri comunali è una presa in giro. «Come sarebbe a dire che i milioni e milioni di euro investiti serviranno per costruire due campi da calcetto?» tuonano i rappresentanti del centrodestra assieme al presidente del Consiglio milanese Basilio Rizzo. «Che fine ha fatto il parco di cui si era parlato? E perché queste notizie non vengono condivise con il Comune che in Expo ha investito parecchi soldi?».

Nell'arco dei prossimi 15 giorni saranno pubblicati anche i bandi per concedere spazi a compagnie teatrali e società sportive dilettantistiche per animare l'estate attorno all'Albero della Vita. Expo sarà aperta anche nel 2017, 24 ore su 24 e sette giorni su sette, annuncia Azzone. E verrà rianimato (compatibilmente coi cantieri) anche il Decumano, compreso l'ingresso «principale» dalla metropolitana. Significa che nemmeno nel 2017 cominceranno i lavori per la cittadella della scienza.

Restano ancora in sospeso gli interrogativi sui conti. L'unica certezza è che i bilanci (sia di Expo sia di Arexpo) verranno comunicati dopo le elezioni: dal 30 aprile slittano al 30 giugno. Il motivo? Colpa dell'Agenzia delle entrate, che chiede tempi tecnici per valutare il valore dei terreni. Colpa della società di audit Ernst&Young. Colpa dei tagli all'organico di Arexpo. Colpa di tutti tranne che di mister Expo. Anzi, Giuseppe Sala gira la frittata a suo favore: «Questo rinvio significa che io ho fatto fin troppo a dicembre per produrre un bilancio preventivo, tanto è vero che oggi non si riesce nemmeno ad arrivare a un bilancio complessivo». Gira che ti rigira, Sala ne esce illeso, anche stavolta. Eppure, sottolinea anche il candidato di centrodestra Stefano Parisi, «eliminare ogni dubbio sui conti Expo prima del voto sarebbe un vantaggio per Sala». «Purtroppo ho vinto la scommessa che i bilanci Expo non saranno pronti prima delle elezioni» ironizza amareggiato Manfredi Palmeri, che è stato anche presidente della commissione di inchiesta sui conti Expo che si è chiusa venerdì scorso. La commissione non è riuscita a fare chiarezza sui numeri. E tanto meno è riuscita a sapere quanti biglietti sono stati venduti. Restano da chiarire anche i numeri sui costi per le bonifiche dei terreni di Rho.

Ieri, durante la commissione Expo in Comune, il presidente del collegio liquidatori Alberto Grando è tornato a parlare di 6 milioni, quando a dicembre era stato annunciato un costo di 73 milioni.

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