Cronaca locale

«Quel presagio che non salvò mio figlio da Giardiello»

(...) Il presidente della regione Attilio Fontana e il neoassessore Riccardo De Corato, che aveva incontrato Appiani ai comizi di Forza Italia, portano la vicinanza della giunta alla famiglia di Lorenzo. La Regione è l'unica istituzione presente, perchè gli altri, a cominciare dal Comune, si sono defilati. Ma non è giornata di polemiche, semmai di emozioni e ricordi. Carolina Pellegrini, che da sempre si batte per le pari opportunità, allarga il tema della serata al dramma infinito del femminicidio: le troppe donne uccise nella progredita Lombardia. E oltre ancora: in sala si intravedono altri spettri. Gli immigrati clandestini fuori controllo. L'incertezza della pena che infragilisce il sistema giudiziario. Stefania Monaco, giovane attrice emergente, legge i profili di Lorenzo, del giudice Fernando Ciampi, di Giorgio Erba. Le tre vittime. Aldo Appiani, il papà di Lorenzo, commenta un video che dura due minuti e 46 secondi, esattamente il tempo della mattanza. Poi Ilaria Amè, amica di Lorenzo sin dai tempi in cui era assessore al Comune di San Donato Milanese e regista della manifestazione, dà la parola alla signora Brambilla Pisoni. E lei afferra quel lembo sanguinante del passato: «Avevo come un presentimento. E l' ho sussurrato a Lorenzo: Non andare. Potrebbe succederti qualcosa. Potrebbe farti del male. Certo, non immaginavo che gli avrebbe sparato, ma comunque non ero tranquilla, sentivo qualcosa di strano. Lui mi ha risposto: Mamma, siamo in tribunale, cosa vuoi che mi succeda?».

Certo, non andava a Palazzo come fosse una passeggiata. «E cosi - conclude Alberta - Lorenzo ha aggiunto: In certi momenti ci vuole coraggio. Un coraggio pagato a caro prezzo».

La sala è scossa, fra applausi e qualche lacrima asciutta. Comprese quelle di Vinicio Nardo, uno dei più famosi penalisti milanesi. Per Lorenzo era un fratello maggiore.

Ora i genitori chiedono giustizia a voce alta: gli apparati di sicurezza erano vulnerabili, anzi impreparati a fronteggiare l' attacco non di un commando terroristico ma di un semplice delinquente. Fra sciatteria e approssimazione. Si aspetta un sussulto di dignità dello Stato. E si guarda all'indagine bis di Brescia, rivelata proprio dal Giornale: qualche sorpresa potrebbe arrivare proprio da quell'inchiesta che cerca le responsabilità di quel colabrodo ai piani alti della magistratura ambrosiana e di Palazzo Marino.

Stefano Zurlo

Commenti