Cronaca locale

La «primavera» di Forza Italia nata all'opposizione di Pisapia

di Carlo Maria Lomartire

Durante questa lunghissima campagna elettorale, i sondaggisti, sempre poco generosi col centrodestra e sempre meno attendibili, hanno previsto che, a urne aperte, i consensi per Forza Italia non avrebbero superato il 10%. Hanno superato il 20%, più del doppio degli infausti pronostici. Non altrettanto successo hanno ottenuto le altre formazioni e liste del centrodestra: infatti Fi ha portato a casa quasi il doppio del voti della Lega, mentre tutti davano per scontato uno «storico sorpasso». Effetto dell'ottima, indovinatissima scelta di Stefano Parisi candidato sindaco? Certamente, ma non solo. Una veloce analisi delle preferenze aggiunge un'altra spiegazione, in prospettiva più interessante per il futuro di un partito dato in profonda crisi. E la spiegazione è che fra i più votati, in consiglio comunale e nei Municipi, ci sono molti trenta-quarantenni.

Si tratta di giovani preparati, entusiasti e con buone esperienze politiche. Si sono fatte le ossa in cinque anni di opposizione a Pisapia a Palazzo Marino, nelle zone e tra i cittadini, ascoltando la gente e girando nei quartieri, confermando un principio ben noto, secondo il quale stare all'opposizione è politicamente più formativo. Per il Comune ci sono Pietro Tatarella, Fabio Altitonante, Gianluca Comazzi, Silvia Sardone, Alessandro De Chirico insieme ai molti altri che nei Municipi hanno conquistato un seggio, andando a pescare gli elettori uno per uno, con un sapiente uso di social network, posta elettronica e sms. Una generazione senza complessi e combattiva, un vivaio politico che inaspettatamente propone all'elettorato moderato, liberale e riformista prospettive nuove e speranze inattese. I dirigenti farebbero bene a tenerne conto, a valutare stimare queste nuove risorse che si propongono sulla scena politica della città.

Non è un caso che questa new generation azzurra faccia capo a una tostissima quarantenne, Mariastella Gelmini, primatista di preferenze con 12mila voti. Nonostante la giovane età può essere legittimamente definita della «vecchia guardia» e ai più giovani di Fi ha prestato sempre molta attenzione. Già una decina di anni fa da coordinatrice regionale aveva pensato di creare a Milano una scuola di formazione politica per rinfrescare i flussi di adesioni al partito e preparare nuove energie. Non se ne fece niente, peccato: ma tornata alla guida di Fi in Lombardia Gelmini ha saputo selezionare quella che in termini calcistici si chiamerebbe una «primavera»: una squadra di giovani esperti o esordienti ma soprattutto motivati e sgobboni, tra i quali scegliere i candidati da mettere in lista, abituati a stare per strada e in mezzo alla gente più che nelle stanze di partito. I risultati si sono visti. Perciò da quei nomi, da quelle facce e da quelle energie, insomma da quel vivaio ora Forza Italia dovrebbe ripartire.

Non c'è da rifondare nulla, c'è solo da rinfrescare lo spirito liberale e riformatore proprio del partito, quello spirito che spesso ultimamente è apparso sbiadito se non smarrito nella concitazione della polemica politica, nel politichese degli addetti ai lavori.

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