Cronaca locale

Il processo verso lo stop elettorale

Luca Fazzo

Non si candiderà alle elezioni regionali, ha detto che non si candiderà, se non glielo chiedono, nemmeno alle elezioni politiche che si terranno anch'esse il 4 marzo: in teoria, Roberto Maroni potrebbe nelle prossime settimane affrontare le udienze del processo in corso a suo carico da tempo immemorabile, con al centro il viaggio a Tokyo per sé e una collaboratrice, senza chiedere la sospensione delle udienze per la campagna elettorale. Visto che la campagna medesima non lo vedrà coinvolto.

In pratica, invece, tutto potrebbe fermarsi. Giovedì prossimo è prevista una udienza, con l'interrogatorio di alcuni testimoni della difesa: e in quella sede il legale del Governatore, Domenico Aiello, formalizzerà la richiesta di una moratoria elettorale. Motivazione: il ruolo istituzionale e di leader politico di Maroni ne farà comunque uno degli attori della competizione. Motivi di opportunità dunque spingerebbero a fermare le bocce almeno fino al 4 marzo.

La Procura parrebbe intenzionata a non opporsi; e d'altronde anche in occasione del referendum per l'autonomia Maroni aveva ottenuto uno stop del dibattimento con il consenso della pubblica accusa. La decisione alla fine spetterà al tribunale presieduto dal giudice Maria Teresa Guadagnino. E questa decisione è destinata a pesare negli scenari della complessa stagione elettorale che sta per aprirsi e sulle chance di Maroni di riapparire alla ribalta in un ruolo nazionale. I tempi della giustizia si incrociano con le scadenze della politica e il risultato del mix non sarà neutro.

Si tengano d'occhio i calendari: il processo a Maroni si tiene ogni giovedì; dopodomani verrà celebrata l'udienza, il 18 era già previsto uno stop, il 25 dovrebbero essere sentiti gli ultimi testi della difesa. Se non dovesse scattare la moratoria, già il 25 o al più tardi il 1° febbraio il tribunale potrebbe dare la parola al pm Eugenio Fusco per la sua requisitoria. Dal giovedì successivo tocca alle difese: e con tutta la buona volontà, è ben difficile che i quattro giovedì di febbraio non siano sufficienti per esporre le tesi a discolpa di tutti i quattro imputati. Quindi il tribunale potrebbe emettere la sentenza al più tardi il primo marzo, appena tre giorni prima delle elezioni. È chiaro che una assoluzione costituirebbe un buon trampolino di lancio per Maroni verso nuovi e più prestigiosi incarichi, ma anche che una condanna ne indebolirebbe bruscamente le prospettive.

Tutti scenari che se la moratoria verrà accolta si sposteranno più in là, materializzandosi durante le trattative per il nuovo governo.

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