Cronaca locale

Profughi in arrivo nei Comuni, il governo "parla" coi sindaci

Minniti sposa il modello Milano del prefetto Lamorgese Forza Italia: "L'unico rimedio è bloccare le partenze"

Profughi in arrivo nei Comuni, il governo "parla" coi sindaci

L'indiscutibile carisma dell'uomo di potere stretto in un impeccabile abito di alta sartoria, nel ministro dell'Interno Marco Minniti ha un fascino direttamente proporzionale alla sua profonda e indiscutibile conoscenza dei problemi dell'immigrazione, dell'accoglienza fino al terrorismo internazionale. Ma anche alla sua fiducia nel poterli risolvere anche e «soprattutto attraverso il controllo del territorio». Che, a suo avviso, passa attraverso «un'alleanza strategica con i sindaci» visti come tra i principali «referenti dei cittadini». Forte del contenuto del recente protocollo dalla linea severa sulla spartizione dei richiedenti asilo nei vari comuni voluto dal prefetto Luciana Lamorgese (ieri in prima fila nella sala della giunta comunale di Sesto San Giovanni insieme, tra gli altri, al questore Marcello Cardona e al comandante provinciale dei carabinieri Giuseppe La Gala) Minniti ha accettato della prima cittadina Monica Chittò, la democratica in cerca di conferma alle prossime Comunali dell'11 giugno sostenuta da un'ampia coalizione che comprende anche Sinistra italiana e Rifondazione, l'invito a recarsi nella Stalingrado d'Italia. Per incontrare, oltre a Chittò, anche i sindaci dei più importanti comuni dell'area a nord di Milano: Siria Trezzi, prima cittadina di Cinisello Balsamo, il sindaco di Bresso, Ugo Vecchiarelli, il primo cittadino di Paderno Dugnano, Marco Alparone e quello di Cusano Milanino, Lorenzo Gaiani.

Mentre Chittò ha spiegato che i sindaci molto spesso «vorrebbero ma non possono» intervenire sulle politiche di accoglienza perché privi di determinati strumenti giuridici, la collega di Cinisello ha criticato l'assenza nel proprio Comune «probabilmente il solo tra quelli lombardi con le medesime dimensioni» della polizia locale armata. Ugo Vecchiarelli, primo cittadino di Bresso, ha illustrato le problematiche e gli sforzi del suo Comune, che attualmente ospita l'unico hub extracittadino dove dagli iniziali 100 ospiti richiedenti asilo si è passati a 500. Infine il sindaco Alparone, un siciliano che ha parlato dei «processi d'integrazione veri» da sempre realizzatisi nel territorio a nord di Milano e quindi anche nella «sua» Paderno e il sindaco Gaiani, che ha concluso spiegando come quest'area così importante sia piena di problematiche legate all'insicurezza anche e soprattutto per l'annosa presenza della criminalità organizzata.

Ai concetti - spesso intensi e costruttivi - non fa riscontro una realtà molto pesante in materia di accoglienza. L'hub di via Sammartini, gestito da Fondazione Progetto Arca, nato per ospitare migranti in transito e che, con l'80% dei 330 posti occupato da richiedenti asilo in Italia, si è trasformato in un vero e proprio centro di accoglienza, è ormai al completo e non accetterà più profughi appena sbarcati. Ad alzare bandiera bianca sia in prefettura che in Comune, riferendo il tutto esaurito, è stato proprio il presidente di Fondazione Progetto Arca Alberto Sinigaglia. E l'assessore comunale al Welfare Pierfrancesco Majorino vorrebbe trasferire, in un altro posto, lontano dalla stazione Centrale, i profughi che arrivano a Milano e non fanno subito domanda di protezione internazionale.

Intanto ieri su Twitter il deputato di Forza italia, Luca Squeri, commentando le parole del ministro Minniti ha dichiarato che «per il governo il problema #migranti si risolve se ogni Comune ne accoglie una quota. E noi che pensavamo si dovessero bloccare partenze (..

.) L'emergenza migratoria richiede interventi ben diversi dal continuo spostamento di persone da un comune all'altro, che ha il solo effetto di alimentare quel business dell'immigrazione messo in piedi sulle spalle e a spese delle tasche degli italiani»

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