Cronaca locale

Proprietà privata ancora un diritto, non può diventare una concessione

D' accordo che, nel sistema giuridico italiano, la proprietà privata è un diritto dimezzato, e anzi che tante volte - troppe, anche secondo la Corte dei diritti dell'uomo di Strasburgo - è stata sacrificata sull'altare di interessi sociali variamente definiti, ma quello che si è discusso in questi giorni al consiglio comunale di Milano sembra più un potere di esproprio collettivo che non un tentativo di recupero urbano. Il nuovo regolamento edilizio consentirà infatti al Comune di controllare il buon uso e la manutenzione di aree e edifici privati e, nel caso in cui accerti uno stato di incuria e abbandono da almeno cinque anni, di avviare una procedura che obbliga il privato proprietario a effettuare interventi di ripristino, pulizia e manutenzione del bene. Se non dovesse provvedere, dovrà rimborsare l'intervento sostitutivo del Comune.
Il Comune di Milano potrà anche, tuttavia, decidere di superare il privato riottoso e malcurante, conferendo gli edifici in questione a una destinazione pubblica, di interesse pubblico e generale.
Ci sarebbero molti dubbi da avanzare in merito alla legittimità di una iniziativa simile: per quanto claudicante, il diritto di proprietà è garantito da riserva di legge, e non basta che la maggioranza di un consiglio comunale si alzi un giorno a dichiarare cosa crede sia interesse pubblico, per introdurre una nuova forma di sottrazione della proprietà privata. Siamo sicuri che il comune di Milano abbia le migliori intenzioni. Ma una norma di quel tipo crea, in prospettiva, l'impressione che comunque la proprietà, nella «capitale morale», sia un diritto sempre subordinato ad altri. Un proprietario che sa di essere potenzialmente «commissariato» difficilmente fa grandi investimenti. La paura per il degrado urbano potrebbe così diventare paradossalmente una profezia che si autoavvera, in una sorta di circolo vizioso.
Essere proprietari vuol dire avere il diritto di godere e disporre di un bene.(...)
Se basta un regolamento comunale a dire quando e perché un bene immobile non è più nelle disponibilità del proprietario, allora vuol dire che la proprietà non è un diritto, ma solo una graziosa concessione. O perché no un furto. Verrà il giorno in cui gli espropriatori finiranno espropriati, diceva quel tale.

Chissà se l'ultima ora della proprietà privata suonerà perché le facciate versano in stato di incuria.

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