Cronaca locale

«Prove aperte» Filarmonica sul palco Orozco-Estrada

Domenica alla Scala anteprima del concerto di lunedì Al violino e a piedi nudi la moldava Kopatchinskaja

Piera Anna Franini

L'Orchestra Filarmonica della Scala apre l'anno con un doppio debutto. Lunedì (prove aperte domenica alle 19,30) fa esordire al Piermarini il direttore Andrés Orozco-Estrada e la violinista Patricia Kopatchinskaja, le due novità del cartellone.

Due artisti da due Paesi non proprio campioni nell'export musicale. Il primo è colombiano e la seconda moldava, anche se di fatto devono gran parte della loro formazione e carriera ai Paesi d'area germanica. Orozco-Estrada che lavora fra Houston, Francoforte e Londra, quarant'anni, è assai legato a Vienna. Qui ha studiato dai venti in su e qui ha fatto il botto: con un last minute, nel 2012, in sostituzione di Riccardo Muti alla guida dei leggendari Wiener. È stata la consacrazione ufficiale che a breve avrà il sigillo sul podio dei Berliner. Una carriera bilanciata e strategica quella di Orozco-Estrada. Saldo nel territorio più musicale (per produzione e ricezione) d'Europa, la Germania, e ben introdotto negli Usa, dove è il boss musicale di Houston, città sempre più emergente quanto alla musica, ricca e desiderosa di darsi un tono. In breve un bel trampolino per spiccare voli verso città e orchestre di conclamata fama che di fatto già ha iniziato a frequentare (Philadelphia, Pittsburgh, Cleveland). È nato nella stessa città di Fernando Botero, Medellin e come Botero torna regolarmente in Colombia dove sta sviluppando alcuni progetti musicali, anzitutto con la Bolívar Davivenda Foundation.

A Milano dirige un programma austroungarico, apertura con le Danze di Galánta di Zoltán Kodály, Sinfonia n. 9 in mi minore di Antonín Dvoák e, in mezzo, il Concerto per violino e orchestra di György Ligeti. La solista è Patricia Kopatchinskaja, origini moldave, studi fra Svizzera e Austria, papà e mamma musicisti folk. Una violinista che lega il nome anzitutto all'interpretazione di pagine contemporanee, talvolta scritte su misura per lei. Questo stesso Concerto di Ligeti, per esempio, lo riproporrà in primavera con i Berliner Philharmoniker diretti da Simon Rattle. Non esita a ricordare che è un esercizio di stile concentrarsi esclusivamente sui capolavori del passato, monumenti intoccabili. Incoraggia semmai a respirare aria nuova. E lo dice e fa con la determinazione e forza di chi ha costruito una carriera mattone su mattone, partendo dalla base.

Il pubblico (che della Filarmonica è la sopravvissuta borghesia meneghina) non si stupisca se con buone probabilità la fanciulla si presenterà scalza. Lei dice che muore dalla paura di suonare prima di un concerto, lo stare scalza l'aiuterebbe a scaricare le tensioni.

Dopo i ponti natalizi, i lavori musicali a Milano riprendono con i numeri uno. Al lunedì scaligero, fa seguito il martedì con la Società del Quartetto che, in Conservatorio (ore 20,30), offre un recital di Andras Schiff. Programma - anche questo - centrato sull'Ungheria, questa volta di Bartok posto a dialogo con Bach. Schiff alterna miniature di Bartok con Invenzioni a due voci di Bach, per intenderci, quei piccoli capolavori che già si affrontano durante i primi anni di studi pianistici. Poi chiusura con Janacek e lo Schumann autore di Davidsbündlertänze op. 6, qui il dialogo è fra due poeti della tastiera.

Schiff, di Budapest ma con casa a Fiesole da una vita, è considerato un riferimento dell'interpretazione pianistica, in particolare per Bach.

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