Cronaca locale

Le provocazioni «bestiali» firmate Emma Dante

La regista presenta il nuovo spettacolo con attori in nudo integrale: «Ma la realtà è più volgare»

Marta Calcagno Baldini

L'elemento che sembra pesare maggiormente nella nuova produzione del Piccolo Teatro, «Bestie di scena» per la regia di Emma Dante, in scena allo Strehler da domani al 19 marzo, è l'assenza, l'azione in se stessa di essere sul palco o in platea: «la cosa che mi interessa di più è un non-compiere. Il mio nuovo spettacolo parla di questo» dice la regista sicula venerdì scorso nel chiostro del Piccolo Teatro Grassi in via Rovello. Palermitana classe 1967 la Dante arriva a Milano per uno spettacolo che tratta come nel suo stile un tema sociale. Regista di un teatro provocatorio e allo stesso tempo di immagini in grado di scuotere le coscienze per i temi affrontati (il tema della donna, del Sud, della Mafia per citarne alcuni), anche al Piccolo la Dante parlerà al pubblico con un lavoro che vuole questa volta indagare lo status dell'attore. In una conferenza stampa affollata di giornalisti intenti a non fraintendere il linguaggio sibillino con cui la Dante descrive il suo lavoro, nonchè la sua prima regia per il Piccolo Teatro (una coproduzione con Compagnia Sud Costa Occidentale, Teatro Biondo di Palermo e Festival di Avignone), la regista introduce con queste parole il suo lavoro: «non c'è trama, non c'è un compiere, voglio solo che lo spettatore sia scomodo e a disagio perché questo lo aiuta a ragionare». Ecco perché, in sostanza, ha scelto di spogliare tutti i suoi attori e portarli in scena con un nudo integrale: un modo per riscuotere la coscienza stupita di un pubblico che nella vita di tutti i giorni si trova ormai abituato alle peggiori volgarità, e per raccontare così in modo empatico il lavoro dell'attore: «la sua fatica, la sua necessità, il suo abbandono totale fino alla perdita della vergogna». Gli attori come un gruppo di anime avvinghiate una all'altra all'Inferno, che espiano la propria colpa: «in Bestie di scena c'è una comunità in fuga. Come Adamo ed Eva cacciati dal paradiso, le bestie finiscono su un palcoscenico pieno di insidie e tentazioni»: pericoli rappresentati da delle minacce che arriveranno agli attori da dietro le quinte sotto forma di luce, musica o altro.

Oltre ciò non si vedrà niente di compiuto, «è un processo creativo, non è definito, non c'è niente di estetico né commuovente, è uno spettacolo sul genere umano».

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