Cronaca locale

Quando le metropoli ispiravano gli artisti

Quando le metropoli ispiravano gli artisti

Nell'Italia rurale di fine ‘800 le città sono poco più di villaggi espansi, che però sognano la grandezza e la perfezione ideale di Roma antica. Ancora agli inizi del ‘900, all'artista intenzionato a dipingere uno scenario modernamente urbano non resta che andare a Parigi, oppure inventarlo. Una terza via consiste nel guardare alla periferia come «confine, sempre in espansione, di un'idea diversa di luogo», nella quale «si intuisce l'energia oscura e fremente” della metropoli che sorgerà. E' ciò che fa Umberto Boccioni in «Sera d'aprile» (in un primo tempo intitolata «Primavera alla periferia di Milano») del 1908, e in «Periferia» del 1909: i due dipinti da cui prende avvio «Ritratti di città», la mostra in corso a Como, presso Villa Olmo, fino al 16 novembre. Curata da Flaminio Gualdoni, l'esposizione rappresenta la seconda tappa di un progetto triennale dedicato al rapporto tra la dimensione urbana e le arti. Nelle sale della villa settecentesca in riva al lago sono raccolte più di sessanta opere di autori italiani, mai o raramente viste perché appartenenti a collezioni private, che riepilogano l'intero '900: per lo più dipinti, attraverso cui prende forma quel desiderio di modernità che trova pochi concreti riscontri nell'Italia della prima metà del secolo. Ecco che allora la formula della metropoli intuita nella sua essenza innovatrice, e raffigurata più per come potrebbe essere che per com'è, accomuna una vasta schiera di artisti in cui spiccano Mario Sironi (straordinarie le tre tele degli anni '40 in mostra), Fortunato Depero, Vinicio Paladini e Tullio Crali con il suo temerario «tuffo sulla città». Una tentazione metafisica si propaga dal De Chirico delle «Piazze d'Italia» almeno sino al Fiume delle «Città di statue», il pittore con il quale si apre la sezione del secondo '900 e la mostra cambia decisamente registro. Tra gli anni '50 e i '70 la tensione della scena artistica italiana sembra essere soprattutto quella di ripensare le metropoli dalle fondamenta, in una prospettiva di rinnovamento sociale oppure secondo un'estetica visionaria che spesso si contaminano a vicenda.

Nascono così le «Utopie realizzabili» di Ico Parisi o il ciclo «Urgenza nella città» di Francesco Somaini, ultimi ma eclatanti episodi di un'istanza creativa che troppo presto cede il passo all'attitudine contemplativa della fotografia degli anni '80.

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