Cronaca locale

Quei dubbi su Eataly Stand Expo a rischio

Appalti senza gara per il megastore Il caso potrebbe arrivare in Procura

Non hanno convinto le spiegazioni date dal commissario Giuseppe Sala. Raffaele Cantone, alla guida dell'Autorità nazionale anticorruzione, le considera «non del tutto soddisfacenti». E così, il caso dello spazio Eataly in Expo rischia di finire in Procura.

Nel mirino dell'Authority, come riportato ieri dal Fatto Quotidiano , è finito l'appalto diretto - assegnato senza gara - affidato alla creatura di Oscar Farinetti: ottomila metri quadrati, 20 ristoranti e circa 2,2 milioni di pasti da distribuire, incassi stimati in 44 milioni, il 95% dei quali resterà a Eately e solo il 5% sarà girato all'Esposizione come royalties. Una vicenda su cui già da tempo Cantone ha chiesto chiarimenti, che non sembrano essere arrivati. Il magistrato, infatti, ha fatto sapere che «valuterà se chiedere ulteriori precisazioni o intraprendere altre iniziative». Come, appunto, girare la pratica a palazzo di giustizia. Nel gennaio scorso, Cantone aveva chiesto di vedere le carte. «Eataly – aveva spiegato – è una delle più note realtà del mondo della ristorazione italiana. Quanto questo possa aver inciso ai fini della gara mi riservo di verificarlo». Sala, dal canto suo, aveva fatto sapere che è possibile «non fare una gara quando c'è unicità. E dal nostro punto di vista Eataly è unico». A chiudere il cerchio era stato proprio Farinetti. Prima, minacciando di mollare baracca a burattini («Se continuano le polemiche noi ci ritiriamo senza problemi»), poi ribadendo la regolarità della propria posizione («Non ho deciso io di non fare l'appalto. Sono quelli di Expo che ci hanno cercato, individuando in Eataly un'unicità italiana»). Svolti i primi accertamenti, ad aprile Cantone aveva chiesto un supplemento di documentazione. In particolare, l'Autorità anticorruzione domandava tra le altre cose di specificare «quali sono le circostanze che hanno portato alla proposta di collaborazione avanzata da Eatalty», sulla base «di quali valutazioni è stata determinata l'unicità tecnica» del superstore di Farinetti, qual è «l'importo esatto dei ricavi e di conseguenza su quali basi sono state determinate le royalties che la concessionaria retrocederà», quali sono «l'ammontare stimato dei costi correlati alla concessione» e il «valore stimato del contratto dio concessione». Allo stato, rilevava Cantone, «le vantate peculiartà di Eataly non risultano teleologicamente connnesse con la rpestazione dedotta in contratto che, per come descritta, consisterebbe genericamente nella ristorazione e nella somministrazione di alimenti e bevande al pubblico, ancorché di livello qualitativo elevato». Dopo le repliche di Sala, la posizione dell'Authority non sembra cambiare.

Non convincono le spiegazioni sull'assenza di una gara, né su contratti che Expo avrebbe sottoscritto con le Camere di commercio, e per i quali Farinetti potrebbe «subappaltare» ad altre aziende gli spazi espositivi nei suoi padiglioni.

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