Cronaca locale

Quelle statue che stregarono Picasso

Nel Ticino una mostra racconta i legami tra arte primitiva e avanguardie

Lucia Galli

Ritrovare le origini attraversando un lago. Esplorare l'«altra riva» per conoscere se stessi. Sta in questa ricerca l'essenza del Primitivismo nell'arte. Le sponde da passare sono state spesso oceani e le distanze quelle di grandi latitudini di terre e civiltà differenti, ma è bello che oggi da Milano bastino, invece, meno di due ore per ritrovarsi un mondo intero, diverso e altro, a disposizione, grazie alla nuova mostra con cui villa Malpensata riapre con spazi più grandi, moderni ed accoglienti - la sua stagione d'arte dopo i restauri. Fino al 28 luglio Je suis l'autre. Giacometti, Picasso e gli altri. Il Primitivismo nella scultura del Novecento, propone un viaggio tematico che approfondisce la rivoluzione formale dei linguaggi della scultura del Novecento accostando, in 70 opere molto eterogenee, i maestri e i capolavori di arte etnica e popolare, il grande e il piccolo, il plateale e l'incognito. L'iter va dal secolo XVIII alla metà del secolo XX, oltre ad una selezione di opere pre colombiane. La Svizzera rinnova il suo patto d'amore con l'arte: al centro, almeno geograficamente, dell'Europa, pur non facendo parte dell'Unione europea, butta il cuore oltre i confini, radunano da Africa ed Oceania, ma anche da Asia e Sudamerica, oltre che dai principali musei della Confederazione, da Firenze e da collezioni private, una selezione di capolavori che fa pensare ed allarga il cuore. Questa è la missione ritrovata del Musec - Museo delle Culture di Lugano, per anni è museo fin dal 1912 - fra le istituzioni più amate fra città, Ticino ed Insubria. «Dalle forme dell'Heleneum, primo nucleo espositivo alla villa museo di oggi il passo è stato grande», ricorda il direttore Francesco Paolo Campione. Fondazione privata di utilità pubblica, investimenti mirati e sostenibilità economico-finanziaria sono gli ingredienti di questo futuro che comincia proprio col Primitivismo ed una mostra che si è già rodata a Roma, alle terme di Diocleziano e porta la firma, oltre che di Campione, anche di Maria Grazia Messina che insieme hanno anche curato il ricco catalogo per Electa. Fil rouge dell'esposizione sono l'atto creativo, l'inconscio e il mito, concepiti come guida per il visitatore attraverso la rivoluzione formale che investì la scultura quando il desiderio di affrancarsi dai canoni classici della verosimiglianza, portò gli artisti a liberare i proprio mondo interiore. Quali furono le emozioni provocate dalla scoperta, prima, e della frequentazione, poi di Paesi lontani? Il mito del buon selvaggio e l'irruzione sulla scena europea di culture non occidentali hanno rimescolate le carte. In letteratura leggiamo i diari di James Cook, o sorridiamo alle paure di Herman Melville in Taipi; in arte ci accorgiamo di quanto quegli orizzonti lontani siano stati recepiti dalle Avanguardie del Novecento. La mostra si snoda su cinque sezioni: la figura di Quetzalcoóatl, il terribile dio azteco, fa da capofila alla prima, dedicata all'«Infanzia dell'essere» con tanti antenati d'epoca o rivisitati come la Hockende Frau di Ernst Ludwig Kirchner o la Femme au long cou di André Derain, gli uomini filiformi di Alberto Giacometti. Seguono opere, fra gli altri, di Kenneth Armitage, Enrico Baj, Serge Brignoni, Jean Dubuffet, Max Ernst, Lucio Fontana, Piero Manzoni, Marino Marini, Arnaldo Pomodoro, Man Ray, Salvatore Scarpitta e Pablo Picasso con un «Visage» in metallo verniciato del 1961, che arriva da una collezione milanese.

Contemporaneamente alla mostra, il Musec offre altre tre esposizioni: al piano terra, nello spazio Maraini, fino a fine agosto, ecco Esotismo e fotografia fra Otto e Novecento; al primo piano, nello spazio Tesoro, c'è una parte della collezione permanente, mentre fino a metà giugno, il terzo piano dello spazio Cielo propone le nuove opere della collezione Brignoni. (www.

musech.ch)

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