Cronaca locale

Qui patti segreti sugli appalti

Il pranzo nel ristorante della Bovisa e le commesse A2A

Qui patti segreti sugli appalti

Un normale pranzo di lavoro per festeggiare l'assegnazione di un appalto: così i vertici della Metropolitana Milanese ieri spiegano la presenza di cinque esponenti della municipalizzata in un ristorante della Bovisa il 16 giugno 2017 insieme a Renato Napoli, l'imprenditore di origine calabrese in contatto con le famiglie storiche della 'ndrangheta, finito agli arresti domiciliari nella retata dell'altro ieri. Ma l'anomalia dell'incontro è stata tale che i magistrati hanno ritenuto di documentarlo passo per passo, e di riportarlo per esteso nell'ordinanza di custodia cautelare: a riprova se non altro della dimestichezza un po' spensierata che governa i rapporti tra macchina comunale e uomini del business.

Ci sono personaggi-chiave della macchina comunale che con gli uomini delle aziende si danno del tu: uno di questi è Mauro De Cillis, direttore generale dell'Amsa, che con un altro imprenditore dai legami «pesanti» come Daniele D'Alfonso conversa in tono quasi amicale. È lo stesso imprenditore da cui De Cillis è accusato di avere ricevuto 100mila euro di tangente, una cifra superiore a quella contestata ai politici: a dimostrare di dove stia il vero potere nella macchina comunale.

Ma oltre che dalla corruttibilità dei singoli il Comune sembra inguaiato dagli accordi che le aziende stringono per truccare le gare d'appalto. A volte, come nel caso dell'appalto per rimuovere la neve, l'operazione va in porto. Altre invece, la turbativa d'asta è solo «tentata». Cioè, fallisce. Non certo per gli scrupoli degli indagati, bensì per «cause estranee» e perché una delle società chiamate a partecipare all'accordo illecito (la Coop Viridia) si tira indietro. «Insomma, ognuno è libero», saranno costretti a concludere i sodali. La storia è citata nell'ordinanza a carico di 43 persone emessa due giorni fa dal gip Raffaella Mascarino. Uno degli indagati, l'imprenditore Renato Napoli, guida un gruppo di industriali che vorrebbero «turbare la gara d'appalto» bandita da A2A per il teleriscaldamento. Valore della commessa: 5 milioni di euro, suddivisi in cinque lotti da 1 milione e 250mila euro. Un bel gruzzolo. Gli imprenditori si accordano per presentare offerte concordate, con un ribasso molto simile per tutti i partecipanti. È stata «trovata una quadra adesso», dice intercettato uno di loro. Ancora: «Gli ho detto presentate un'offerta e state sotto il 10 per cento». In una intercettazione ambientale fatta nella Mercedes di Napoli quest'ultimo parla con il suo stretto collaboratore Andrea Ormelli. Ne emerge che già in passato c'era stato un accordo simile tra aziende. Sempre per appalti pubblici banditi da A2A, sempre per il teleriscaldamento, in particolare per una gara di Unireti spa (di proprietà di A2A). In quell'occasione però un componente del gruppo, Celestino Sangiovanni, tradì la fiducia di Napoli perché dopo aver raggiunto con lui il patto per la spartizione poi ne stipulò uno analogo con una società concorrente. Ormelli d'altro canto ricorda a Napoli che Sangiovanni mantenne invece la parola in una terza gara di A2A «turbata» da un patto sottobanco per la posa di alcune tubazioni.

In totale gli inquirenti hanno ricostruito che nelle più recenti gare indette da A2A le tre aziende principali del sodalizio hanno vinto tre volte ciascuna.

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