Cronaca locale

Ralph Lauren trasloca: addio Montenapo

Apre una boutique con target più elevato rispetto al Quadrilatero della moda

Ralph Lauren trasloca: addio Montenapo

Una novità nel cuore dello shopping milanese. La griffe Ralph Lauren, tra le più famose al mondo, annuncia l'abbandono del mega negozio in via Montenapoleone e il contemporaneo lancio di un inedito progetto di luxury retail. Il brand americano ha scelto il capoluogo lombardo per sperimentare un nuovo concept commerciale all'altezza della clientela vip cittadina e dei ricchi turisti stranieri. Nel quartier generale della maison statunitense in via San Barnaba 27 debutterà uno spazio esclusivo con trattamenti personalizzati per appassionati del lusso, desiderosi di un servizio «one to one».

La struttura di oltre mille metri quadri aprirà a settembre sostituendo la boutique del Quadrilatero che chiude a fine giugno. Una formula mai adottata prima, all'insegna dell'esclusività e del binomio moda–cibo. I clienti potranno accedere alla struttura solo tramite appuntamento, avendo a disposizione diversi esperti in grado di fornire adeguati consigli per gli acquisti. Sarà possibile chiedere abiti e completi su misura alla sartoria interna, mentre gli ospiti potranno accedere a sale private per sorseggiare un cocktail o salire in terrazza per gustare un tipico brunch made in Usa. L'elegante location accoglierà presentazioni di capi dedicati a un pubblico ristretto, con l'obiettivo di realizzare linee in edizione limitata per soddisfare anche le esigenze più sofisticate.

Qualora l'iniziativa avesse successo sarebbe riproposta in altre metropoli. Ralph Lauren ha dichiarato: «Volevo garantire un'esperienza unica ai miei migliori clienti internazionali e metterli a proprio agio con uno shopping individuale». La decisione di iniziare da Milano è dovuta ai suoi consumatori di profilo elevato, con notevole budget a disposizione, capaci di apprezzare la reale artigianalità. Contemporaneamente l'elegante store di Montenapo, primo flagship aperto in Italia nel 2004, chiuderà i battenti. Un immobile importante di 1.500 mq su quattro livelli concepiti con un design di tipo residenziale. Il palazzo di metà Ottocento, con rifiniture in granito e stucco, aveva subito un profondo restyling per assomigliare a una dimora di campagna di una famiglia alto borghese italiana amante dello stile classico americano. Un'ampia scala in pietra, tappezzata di quadri antichi, e due ascensori in vetro e bronzo collegano i diversi piani, riservati alla vendita di vestiti e accessori per uomo, donna, bambino e con una vasta scelta di arredamento casa.

«Siamo una famiglia milanese dallo spirito gitano». E in famiglia sono in sei: Marco Fatai e Stefania Pagnoni con i figli Gaia, Nicolò, Lapo e Giacomo. Solo Nicolò manca all'appello nel ristorante «Il Baccanale», perché il secondogenito abita a Chicago e ora è a Dallas per terminare un corso da pilota. In compenso c'è la nipote Giulia. «Sto pensando di andare a Chicago» confessa Fatai, che ha inaugurato da poco questo spazio ristoro, il primo a Milano di una catena che a Roma vanta già quattro locali.

Un poster-arazzo alla parete, poltroncine in velluto rosso, prosciutti appesi sopra il banco del bar. «Mi è piaciuto questo concept presentato alla fiera del Gusto. Mi ricorda la Spagna». Perché la Spagna? Marco e Stefania Fatai iniziano la loro vita di ristoratori nella piazza Ducale di Vigevano, da dove se ne partono una quindicina d'anni fa per raggiungere Palma di Maiorca dove vivono fino al 2013 aprendo tre locali. «Siamo tornati qui per ragioni di famiglia - confessa Stefania -. Cercavamo una location spaziosa in centro con molte vetrate. A Palma col caffè Murada eravamo proprio sopra le mura storiche e vedevamo il mare».

In via Gaetano Negri il mare ci sta un po'stretto, ma Milano è la città dei genitori e quelli sono un richiamo profondo come l'oceano. «Il Baccanale» offre prima, seconda colazione e cena. «Stiamo cercando un team per integrare le portate della sera, perché riceviamo molte richieste» racconta Marco. Piatto forte? Una variante al classico menù di tutti i «baccanali» d'Italia: hamburger di 2 etti e patatine preparati in cucina proprio da Giulia. Non stonerebbe una bella aria da Palma di Maiorca in pieno centro milanese: chissà se la sfida vivace della famiglia Fatai spezzerà la rigidità di un centro che dovrebbe togliersi un polveroso grigiore. C'è una panca fuori da «Il Baccanale». Sembra una cosa piccola ma la sera anche alle nove i ragazzi conversano dolcemente sulla panchina che non sa di Milano ma di spazi più autentici, dove insieme ai conti si fa anche un po' di poesia.

«Anche perché ci stiamo accorgendo che fare i conti in Italia è un'esercizio alquanto doloroso quando si hanno cinque dipendenti!».

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