Cronaca locale

Regione battuta da 50 Comuni sui fanghi per l'agricoltura

Luca Fazzo

Che ci siano gli scarichi dei water milanesi va bene, perché anche questo serve a concimare i campi. Ma nei fanghi provenienti dai depuratori urbani e destinati alla agricoltura, una presenza eccessiva di fenoli e idrocarburi costituisce un pericolo innegabile alla salute dei consumatori. Per questo cinquanta Comuni lombardi, prevalentemente delle province di Milano e Pavia, hanno vinto il braccio di ferro con la Regione, che nel settembre dello scorso anno aveva innalzato i limiti di sostanze chimiche ammesse nei fanghi.

Con la sentenza depositata ieri, il Tar ha annullato la delibera regionale. Nel loro ricorso, i Comuni sostenevano che l'innalzamento «comporterebbe rischio di contaminazione per le matrici ambientali e per le coltivazioni ad uso alimentare». E i giudici hanno ritenuto provato che siccome «i fanghi da depurazione sono destinati ad essere mescolati ad ampie porzioni di terreno e a divenire, quindi, un tutt'uno con esso» un controllo rigoroso sulla quantità di sostanze chimiche è assolutamente necessario. Oltretutto, con la delibera del settembre 2017 la Regione «è intervenuta nella materia tutela dell'ambiente riservata alla competenza statale», peggiorando illegittimamente le garanzie per i cittadini. Un ente locale, scrive il Tar, può intervenire in materia di ambiente solo per imporre controlli più rigidi, e non certo per liberalizzare l'uso dei veleni.

Quindi da ora i limiti per i fenoli e gli idrocarburi in Lombardia saranno quelli previsti nel decreto legge del 2006, ben più stringenti.

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