Cronaca locale

Quel "Requiem" di Verdi quando Rossini morì

Il maestro Boncompagni eseguirà la Messa: "Un testo dominato dal terrore del Giudizio"

Quel "Requiem" di Verdi quando Rossini morì

«È un testo dominato dal terrore del giudizio. Rispetto alle sue musiche operistiche? Beh, lui si è impegnato a fare un'altra cosa, visti i risultati direi che altroché se c'è riuscito».

Tra una prova e l'altra Elio Boncompagni - definito dal musicologo e critico Piero Buscaroli «il direttore d'orchestra più vecchio e insieme più giovane che io conosca: più vecchio per sapienza, più giovane per energia» - trova alcuni minuti per parlare di una Messa da Requiem tra le più eseguite, forse la più rappresentata (anche se deve vedersela con la popolarissima di Mozart): la Messa da Requiem di Verdi che giovedì (ore 20) venerdì (20.30) e domenica alle 16, per il ricordo e la celebrazione dei defunti, verrà eseguita dal Coro Sinfonico de laVerdi accompagnato dall'Orchestra Sinfonica di Milano diretta da Boncompagni, insieme con il maestro di coro Erina Gambarini. Nutrito il parterre dei solisti, tra i quali Virginia Tola (soprano), Tiziana Carraro (mezzosoprano), Matteo Lippi (tenore) e Dario Russo (basso). Un primato della formazione corale e sinfonica de laVerdi che ha eseguito questa partitura una trentina di volte in Italia all'estero.

«Con questa Messa l'operista pensava di concludere la sua carriera di compositore - spiegano le note -. La morte di Rossini nel 1868 fu l'occasione perché il genio di Busseto iniziasse a scriverla». Secondo gli analisti della musica, in questa partitura il sommo compositore «riesce a sintetizzare la vocalità di tutti i suoi capolavori del passato. Il coro diviene la voce stessa dell'umanità».

Riguardo alla genesi della Messa, i libri di storia narrano che il compositore «rimase molto impressionato dalla morte del compatriota Alessandro Manzoni che si era impegnato per l'unità d'Italia» e forse anche per questo scrisse all'editore Ricordi: «Io pure vorrei dimostrare quanto affetto e venerazione ho portato e porto a quel grande che non è più e che Milano ha tanto degnamente onorato». Da un punto di vista strutturale all'inizio della prima sezione, «Requiem e Kyrie», il tono sommesso e di sapore antico serve a creare il clima per una soave invocazione alla pace. Un cronista di fine Ottocento scrisse: «Il distintivo che metterà questa opera in un posto a parte nella storia dell'arte è il suo carattere tutto individuale, quello soprattutto di averne fatto una produzione, non già mistica, ma umana e drammatica». La prima del lavoro i cui manoscritti autografi oggi sono conservati presso il Museo teatrale alla Scala avvenne il 22 maggio del 1874 nella chiesa di San Marco.

Per chi volesse approfondire, si ricorda che domani alle ore 18 all'Auditorium in largo Mahler a Milano ci sarà la tradizionale conferenza di introduzione all'ascolto.

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