Cronaca locale

Residenza a tutti i migranti. Il sindaco prepara il via libera

In piazzale Selinunte le richieste dei centri sociali Majorino: "Le facciamo nostre". E Sala sottoscrive

Residenza a tutti i migranti. Il sindaco prepara il via libera

«Nessuno è illegale, diritti per tutti». E quindi tutti devono poter ottenere la residenza dal Comune, anche a chi non ha casa, ma vuole accedere ai servizi comunali e «uscire dalla clandestinità». Questa è la richiesta che arriva da sinistra. E il Comune si appresta ad accoglierla: «E' una rivendicazione che abbiamo già fatta nostra» garantisce a San Siro l'assessore Pierfrancesco Majorino, annunciando che un tavolo già convocato per il 25 luglio dovrà studiare e mettere a punto il via libera.

L'occasione per annunciare il nuovo passo avanti è la «merenda di quartiere» in piazzale Selinunte. L'assessore e leader della sinistra Pd arriva insieme al sindaco, Beppe Sala, sotto un nubifragio che induce i promotori a spostare l'incontro dentro il laboratorio di quartiere, spazio sociale di una periferia-polveriera. Entrando nella saletta, minuscola e affollata, Sala viene accolto da un timido applauso e da una piccola distesa di cartelli, che mettono nero su bianco questa piattaforma. Da un lato dei foglietti, in italiano spagnolo e arabo, il comitato abitanti di San Siro chiede di bloccare gli sfratti, intima di fermare gli sgomberi e indica un altro «diritto»: a «occupare lo sfitto». Dall'altro lato del volantino, «la residenza!», con tanto di punto esclamativo. È la piattaforma di Nessuno è illegale, la rete formata da decine di associazioni e sigle che hanno sfilato in coda alla grande marcia per l'accoglienza «Senza muri». La sinistra arcobaleno, estrema e buonista, vuole che dalle tante parole del 20 maggio si passi ai fatti e in particolare alla residenza «a tutte le persone che abitano a Milano», migliaia di persone, stranieri e italiani, che - si legge - «non hanno la possibilità di registrarsi presso l'anagrafe». «Chiunque sia senza tetto, chi è domiciliato in strutture d'accoglienza, chi risiede in un alloggio senza titolo». Chiedono «la casa comunale come residenza fittizia per chi non ha fissa dimora». «Sarebbe un primo passo affinché Milano assomigli a Barcellona» dice la Rete, prendendo in parola il modello catalano, eletto a simbolo della marcia per l'immigrazione. Proprio per oggi era stato fissato un presidio (alle 16) in piazza Scala, davanti a Palazzo Marino, per chiedere al sindaco di passare «dalle chiacchiere ai fatti». E ora potrebbero anche considerarlo inutile, visto che, in piazza Selinunte, Sala spiega di sottoscrivere in tutto e per tutto la linea Majorino, che a questo punto diventa anche la sua. «Il tema di dare residenza a chi non ce l'ha e per questo viene escluso dai servizi è un problema molto rilevante. Di non facile soluzione ma la rivendicazione non solo le capiamo ma l'abbiamo già fatta nostra» ha detto Majorino, spiegando anche che non è problema di nazionalità ma di residenza. Insomma si cerca una strada percorribile.

«E gli italiani?» chiede una signora. Il tema sicurezza viene rinviato a un prossimo incontro con l'assessore Carmela Rozza. Sala promette ai residenti di San Siro che tornerà ad agosto, «con un pezzo di carta in mano» dice alludendo col suo stile pragmatico a qualcosa di più concreto. Intanto, a proposito del «bubbone» case popolari, che genera degrado e insicurezza, il sindaco insiste su un punto: «Stiamo andando verso una nuova campagna elettorale per la regione - ripete più volte - bisogna chiedere ai candidati, che sia Gori o che sia Maroni, di sottoscrivere un impegno simile sulle case di Aler.

Perché se non ci sono fondi si fa poco».

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