Cronaca locale

"Ridurre il danno? No reprimere lo spaccio e recuperare i ragazzi"

Parla il sacerdote degli emarginati di Milano: "Servono prevenzione, cura e repressione"

"Ridurre il danno? No reprimere lo spaccio e recuperare i ragazzi"

Don Chino Pezzoli si occupa di emarginati da 40 anni. Negli anni Ottanta ha fondato la Comunità Promozione Umana (Fondazione dal 1998) che segue i tossicodipendenti, i minori in difficoltà e gli ammalati di Aids. Sono trenta i centri operativi aperti in questi anni. E Don Cino ora è in prima fila anceh nella sfida che si apre contro il «supermarket» dello spaccio insediato nel boschetto di Rogoredo.

Qual è l'obiettivo che volete mettere in campo?

«Il fenomeno dello spaccio di droga è internazionale, gli abitati del quartiere lo subiscono e sono molto preoccupati. Noi ci siamo trovati, con l'assessore municipale e altri, ci abbiamo lavorato, vorremmo creare uno Smi (Servizi multidisciplinari integrati), un centro sanitario vicino al boschetto. Le nostre comunità sono pronte a fare la loro parte, io ne ho cinque fra San Donato e San Giuliano. Siamo presenti. Ma servono anche le forze dell'ordine. È giusto essere presenti con le forze dell'ordine, è veramente un degrado enorme».

Ci può spiegare come funzionerebbe questo «Smi»?

«Un centro multidisciplinare, un centro sanitario che possa intervenire ma anche instaurare un dialogo con quei ragazzi per avviarli a un percorso di cura. La comunità si è resa disponibili ad accogliere fino a dieci ragazzi e punteremo soprattutto sui giovanissimi. Parliamo di un presidio dove si dà metadone ma non solo: chi desidera essere ospitato può anche essere ospitato. Quello che ci interessa è il recupero di questi ragazzi».

Quindi non stiamo parlando di riduzione del danno?

«No, noi siamo una comunità educativa, e una comunità educativa non sta lì a distribuire siringhe e preservativi. Noi abbiamo 500 ragazzi in tutto e vogliamo una riduzione della droga e dello spaccio. Crediamo nel recupero, e serve la repressione dello spaccio».

Qual è oggi la situazione nel boschetto della droga di Rogoredo? Avete registrato un peggioramento?

«C'è stato un peggioramento, sì. Una dose viene venduta a 5 euro ormai. E ci sono pillole psicoattive, dentro c'è di tutto. Abbiamo a monte una situazione di disperazione molto forte, con psichiatrizzazione di molti soggetti. Noi pensiamo alla prevenzione, alla cura e al reinserimento, ma ci vuole anche repressione. Così non si può certo andare avanti, c'è una vera e propria cosca che domina questa zona di spaccio, ma vale anche per le Groane e altri parchi».

Gli interventi di questi anni non hanno risolto niente?

«Non c'è stato un effetto. Il muro lo hanno fatto per l'alta velocità ferroviaria. Avevano paura che arrivassero sui binari e hanno fatto questo muro. Le azioni sullo spaccio intervengono sulla manovalanza, ma ci sono molti pronti a subentrare, soprattutto fra questi stranieri bisognosi di soldi».

Con che tempi spera che si possa intervenire con questo piano che avete concepito per Rogoredo?

«Prima della fine dell'anno spero. Abbiamo già avuto diverse riunioni e stiamo lavorando su questi obiettivi».

A Rogoredo ci sarà insomma una sorta di comunità di recupero temporanea?

«Una presenza lì è fondamentale per sgretolare questa realtà. Chi è lì deve sentirsi osservato. Ma serve anche una presenza repressiva delle forze di polizia.

Noi siamo già stati minacciati».

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