Cronaca locale

«Rieccomi alla Scala Sono un'adolescente di cinquant'anni»

L'étoile torna sul palco con «Woolf Works» «Che bello ballare ancora nel mio teatro»

Ferruccio Gattuso

«C'è un prima e c'è un dopo Woolf Works nella danza». Alessandra Ferri va dritto al punto per raccontare il suo ritorno «nel mio teatro». Ci sono pochi artisti che possono permettersi di definire così il Teatro alla Scala, e l'etoile milanese può farlo per storia personale e per diritto di nascita meneghina. Dopo aver macinato trionfi a Londra con il Royal Ballet, l'opera del coreografo britannico Wayne McGregor - ispirata a tre capolavori letterari di Virgina Woolf, Mrs Dalloway, Orlando e The Waves- approda in prima assoluta in Italia, dal 7 al 20 aprile (ore 20, sabato ore 14 e ore 20, domenica ore 14.30, ingresso 150-11 euro), sul palcoscenico più prestigioso con la danzatrice, oggi cinquantacinquenne, insieme al partner Federico Bonelli, principal dancer del Royal Ballet. Non è una scortesia citare l'età dell'etoile perché è proprio da essa che lei stessa intende partire: «Per me è un'emozione unica essere di nuovo qui, e farlo con questo capolavoro. É un ritorno che compio con lo sguardo in avanti: penso che alla mia età il mio dovere artistico sia quello di misurarmi con cose del tutto nuove, che rappresentino soprattutto la donna che sono oggi. Posso dire di avere l'esperienza giusta per riconoscere un coreografo fuoriclasse quando lo incontro, e McGregor appartiene a questa categoria. L'incontro con Wayne ha aperto un nuovo capitolo della mia vita, nella quale mi sono tuffata con un certo timore iniziale. Conoscevo il suo lavoro e sapevo del grande impegno fisico che chiede ai suoi danzatori». Il coreografo originario di Stockport, nella periferia di Manchester, voleva solo lei e ha trovato le parole giuste. «Mi ha detto: ho bisogno dell'anima di Virginia Woolf. E ho detto sì», spiega Alessandra Ferri. Sugli spartiti dell compositore inglese Max Richter, Woolf Works si dipana in tre atti intitolati I now, I then, Becomings e Tuesday, sofisticate evocazioni di alcune pagine della Woolf nonché di passaggi esistenziali della scrittrice. «Mrs. Dalloway, protagonista del romanzo legato al primo atto è come me: una donna di cinquant'anni che nella memoria è ancora adolescente». Dopo essere stata la musa di riferimento di due grandi coreografi come Kenneth MacMillan e Roland Petit, Alessandra Ferri potrebbe legare per i successivi impegni il proprio nome a Wayne McGregor: «La sua opera è contemporanea spiega la danzatrice parla ai giovani. I ballerini del Royal Ballet da anni lavorano con i metodi di McGregor, hanno assorbito il suo stile, come ho sperimentato nella messa in scena a Londra rivela Alessandra Ferri Per i giovani della Scala è stato indubbiamente duro all'inizio, poi si sono lasciati andare a questa nuova lingua». Lo stesso Wayne McGregor, presente a Milano con il compositore Max Richter, ha spiegato il forte legame tra la letteratura della Woolf - donna complessa, simbolo femminista, morta suicida nel 1941 e la danza: «La Woolf ricorreva al flusso di coscienza nella sua prosa, e non c'è nulla di più affine alla danza. Leggere Woolf significa abbandonarsi alla parola, così come la danza è abbandonarsi alla musica». A dirigere la Filarmonica della Scala è il maestro Oleg Caetani: «La musica di Richter appartiene a un post-minimalismo molto riconoscibile. conclude il direttore d'orchestra - Bastano due battute per riconoscerne l'autore. É una musica fatta di piccole dissonanze legate a melodie anche orecchiabili.

Nel finale dell'opera sono evidenti echi di Mahler».

Commenti