Cronaca locale

Rifiuti organici: Lombardia regina della buona raccolta

Con ogni chilo di immondizia verde smaltita se ne evitano 0,68 di anidride carbonica

Elena Gaiardoni

Se sai selezionare i rifiuti, crei più ossigeno nell'aria e i milanesi lo sanno. Quarto posto in Italia per la città di Milano nella selezione delle immondizie organiche tra le metropoli che contano più di 200 mila abitanti. Una quarta postazione che porta al primo posto la Regione Lombardia tra le regioni italiane con mille e 100 tonnellate di frazione umida, tipo di rifiuto che comprende scarti di cucina, letame, liquame, resti del giardinaggio come foglie, erba falciata e potature delle piante.

Questo significa che un cittadino del capoluogo ha raccolto nel 2015 più di 100 chili di immondizia di questo genere, secondo i dati che emergono dal rapporto annuale del Cic, il Consorzio italiano compostatori che ieri ha festeggiato a Roma i primi 25 anni di attività. Si tratta di 130 aziende associate, partite da Padova nel 1992 per diffondere una maggiore qualità di vita grazie alla capacità di capire che quanto buttiamo può generare benessere esattamente quanto ciò che acquistiamo.

Gli Associati del Cic sono produttori e gestori di impianti di compostaggio e di gestione anaerobica, associazioni di categoria, aziende e studi tecnici. La raccolta della frazione organica rappresenta oggi il primo settore di recupero in Italia con il 43% dei rifiuti urbani raccolti in maniera differenziata.

Un'area in crescita costante (+10% l'anno in media dal 2007 a oggi), che ha registrato una continua evoluzione industriale, tecnologica e ambientale: oggi la filiera conta 9 mila addetti e registra un fatturato di 1,7 miliardi di euro.

In questi 25 anni di attività, il Cic ha raccolto e sottratto alle discariche oltre 65 milioni di tonnellate di rifiuti, che avrebbero occupato un volume di oltre 100 milioni di metri cubi; questa enorme mole è stata trasformata in 23,5 milioni di tonnellate di compost, una miscela di sostanze umificate a partire da residui vegetali sia verdi sia legnosi o anche animali, che si trasformano attraverso l'azione di batteri e funghi.

Per ogni chilogrammo di rifiuto organico smaltito si evitano 0,68 chili di anidride carbonica equivalente, il che vuol dire che in questi anni il settore ha evitato 44 milioni di tonnellate di anidride carbonica prodotta nell'aria. «La filiera di valorizzazione del biorifiuto - spiega il presidente del Cic, Alessandro Canovai - è strategica, oltre che per le grandi potenzialità industriali derivanti dallo sfruttamento del biometano, ma soprattutto per l'importanza vitale della restituzione ai vari tipi di suolo della sostanza organica attraverso l'utilizzo del compost.

Ora si deve procedere a un serio piano di infrastrutturazione impiantistica che preveda la realizzazione di almeno venti nuovi impianti nelle aree carenti, come il centro sud».

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