Cronaca locale

Ristoranti e take away, trecento fuorilegge

Nel 2016 controllati 2.808 esercizi pubblici, uno su nove rispettava le norme igieniche

Ristoranti e take away, trecento fuorilegge

Nei primi mesi del 2016 la ristorazione ambulante in Italia ha registrato un picco, con un aumento del 13 percento rispetto al 2015. Così la Lombardia è la regione dove la ristorazione da strada, con 288 realtà è la regione dove è più presente, (con un aumento dle 26 per cento sul 2015) seguita da Puglia, Lazio, Sicilia, Campania. Sempre nel 2016, emerge come due italiani su tre abbiano consumato street food. Un dato fa riflettere: l'81 per cento degli italiani sostiene di preferire il cibo da asporto tradizionale, mentre solo il 13 per cento sceglie quello internazionale (hot dog) e il 6 per cento pietanze etniche come il kebab. Così a fronte di un aumento delle imprese del settore della ristorazione con titolari stranieri, la cucina regionale registra un calo del fatturato addirittura del 25 per cento, secondo i dati di Fipe - Confcommercio. Per quanto riguarda il kebab, lo spiedo di carne verticale di origine mediorientale, stando alla fotografia scattata dal gruppo di Forza Italia al Parlamento Europeo- è il Piemonte a detenere il record di take away, seguito da Lombardia e Friuli Venezia Giulia.

A preoccupante è il mancato rispetto delle norme igienico sanitarie o della conservazione corretta degli alimenti lavorati e importati: nel 2017 sono stati controllati 30 veicoli e 7 esercizi commerciali. Il bilancio dell'operazione di carabinieri e Nas è di 60 chili di carne avariata sequestrati in un kebab della Lombardia, a quanto riferisce il report del gruppo parlamentare. Non solo, su 7 take away esaminati a Milano, in ben cinque è stata trovata carne contaminata con Listeria monocytogenes, batterio di origine fecale responsabile anche di meningite nei bambini e aborti per le donne incinta.

Secondo il rapporto della Asl Milano Città metropolitana nel 2016 gli esercizi pubblici risultati non conformi sono stati 2808, ovvero il 52 per cento del totale e hanno comportato l'emissione di 622 sanzioni, di cui 292 per mancato rispetto dei requisiti generali in materia di igiene.

Le norme ci sono e sono chiare, dall'assessorato al Commercio della Regione Lombardia assicurano che i «controlli vengono fatti a tappeto su tutte le realtà commerciali». «Il problema con gli alimenti - spiega Alfredo Zini, portavoce dell'associazione Botteghe storiche - è che è molto difficile fare i controlli: una volta che un locale viene segnalato, sempre che si riesca a imputare al cibo scadente l'origine del malessere, il referto del pronto soccorso passa alla Asl che manda gli ispettori, ma basta che quell'alimento sia terminato per rendere impossibile il prelievo di un campione.

A volte, invece, una gastroenterite viene mal interpretata, non si pensa cioè che sia dovuta a cibo avariato, e le segnalazioni quindi non partono nemmeno».

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