Cronaca locale

"Rubò" i diritti sui brani: condanna a socio della Oxa

Per molti anni l'uomo ha tenuto per sé i ricavi sulle canzoni e ha venduto il repertorio della cantante

"Rubò" i diritti sui brani: condanna a socio  della Oxa

Cristina Bassi

Raggirata da un socio infedele, che non le versava i ricavi dovuti e che ha pure venduto il repertorio delle sue canzoni senza consultarla. Vittima della disavventura è Anna Oxa, all'anagrafe Anna Hoxha, che ha denunciato tutto alla magistratura. Due giorni fa si è concluso il processo di Appello contro Antonio Sepe, 65 anni, condannato come in primo grado a sei mesi di reclusione (pena sospesa) e a pagare alla parte offesa una provvisionale di 10mila euro.

La cantante si è costituita parte civile, assistita dagli avvocati Domenico Aiello e Lorenzo Bertacco. Come ricostruito dalla sentenza della Terza sezione penale del Tribunale, emessa nel 2015, da socio accomandatario e quindi amministratore della Inver Music Sepe è colpevole del reato di «impedimento od ostacolo all'attività di controllo del socio di minoranza». Vale a dire che con un comportamento ostruzionistico e «fraudolento» durato oltre dieci anni ha tenuto nascosti a Oxa i documenti contabili della società, non rispondendo alle sue ripetute richieste, e le ha impedito di esercitare i propri diritti di socio di minoranza. Tra questi, la partecipazione alle assemblee sul bilancio, il controllo sulla gestione e soprattutto l'incasso degli utili.

La Inver Music, di cui Anna Oxa fa parte fin dalla fondazione nel 1986 attraverso l'ex marito e di cui ha acquisito una quota dopo la separazione, si occupava di incamerare i diritti Siae sui brani della cantante. I ricavi erano di circa 20mila euro l'anno. Non un centesimo di questi però finiva nelle tasche dell'artista, che per i giudici ha subito un danno economico «pari agli utili dichiarati e non distribuiti dal 1997 al 2011»: oltre 20mila euro. Solo una volta negli anni Novanta ha ricevuto 30 milioni di lire grazie a una causa civile vinta sempre contro Sepe.

Il commercialista di Oxa, una volta ottenuta la documentazione con l'ordine di esibizione del pm, ha anche scoperto fatture di spese sostenute dall'amministratore ma non inerenti all'attività societaria. Da parte sua la cantante lamenta ad esempio i fondi usati per produrre il cd di una certa Danisol. Sepe invece si è difeso sostenendo che la Inver non produceva utili: «È sempre una società un po' in perdita». E il suo commercialista ha testimoniato che le liti con l'artista nascevano perché lei pretendeva ricavi che non le spettavano. La Corte concludeva che Oxa aveva diritto a verificare la corretta amministrazione della società e che l'impossibilità stessa di farlo ha comportato per lei il danno patrimoniale.

Infine la vendita nel 2012 del catalogo delle canzoni di Anna Oxa alla società dei figli di Sepe per 70-80mila euro. Non solo l'artista non ne sapeva nulla, ma i giudici fanno notare che l'adeguatezza del prezzo andrebbe verificata e soprattutto che si trattava dell'unica fonte di reddito della Inver.

La cessione ne ha quindi «determinato l'inevitabile liquidazione».

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