Cronaca locale

Sala attacca il ministro «Basta blitz, decido io sulla sicurezza in città»

Dopo l'incontro con Minniti, il sindaco s'impunta «La mia impostazione politica definisce la linea»

Marta Bravi

All'indomani del vertice in Prefettura tra il sindaco Beppe Sala, il prefetto, il questore, il governatore lombardo Maroni e il ministro dell'Interno Marco Minniti, dei sorrisi di circostanza e della diplomazia, il sindaco mette i puntini sulle i e riguadagna terreno. «Stiamo cercando, con uno sforzo quotidiano, di mantenere un equilibrio delicato», raggiunto in città «e non possiamo fare strappi». Questo quanto avrebbe detto al ministro mercoledì pomeriggio in corso Monforte, riferendosi al blitz in Centrale del 2 maggio.

Tradotto: l'operazione spettacolare in Centrale con tanto di agenti a cavallo ed elicotteri e un risultato pressochè nullo - su 52 fermati solo 14 sono stati trattenuti in attesa di espulsione - ha creato un clima di tensione inutile e un gran polverone politico di cui non c'era bisogno. Ma è con una semplice quanto lapidaria frase - «La mia impostazione politica voglio che condizioni il modo in cui gestiamo la sicurezza a Milano» - il sindaco traccia confini ben precisi sulla sua giurisdizione, come dire: sulla città comando io, anche dal punto di vista della strategie sulla sicurezza, e non il ministro.

«Milano funziona, anche se con tutti i suoi limiti - aggiunge il primo cittadino ai microfoni di Radio Popolare - proprio perchè stiamo riuscendo a tenere questo equilibrio fatto di competizione e solidarietà. Ho chiesto - continua Sala - che ci sia un metodo: la gestione della sicurezza è di tutti noi». Ma soprattutto «il decreto Minniti conferisce ruoli precisi a questore, prefetto e sindaco, dunque - sottolinea - bisogna lavorare insieme e non possono non tenere conto della nostra impostazione politica». «Poi nessuno di noi nega che in stazione Centrale ci siano dei problemi - ammette - ma ci sono modi e modi» per gestire la questione. Non è escluso che in futuro ci saranno altri blitz di questo tipo: «possiamo immaginare che ci sia un metodo e quindi si concordi cosa fare e come fare.

«I controlli che ci sono stati mercoledì pomeriggio in Centrale, eseguiti in modo tranquillo e silenzioso - ribadiva il concetto ieri in consiglio comunale l'assessore alla Sicurezza Carmela Rozza - sono quello che abbiamo in mente e che chiediamo ». Niente spettacoli, e operazioni spot, ma un'azione sotterranea, costante e soprattutto fatta in collaborazione con tutte le forze dell'ordine. «Voglio ricordare - ha continuato polemicamente Rozza - che dopo l'una di notte sono le pattuglie dei vigili, e non della polizia, a girare per la città. Quindi non si possono usare gli agenti della polizia locale quando fa comodo e ignorarli quando si fanno i primi della classe», bordata diretta al questore Cardona che ha diretto l'operazione in solitaria, senza avvisare nessuno. L'assessore Rozza ha poi ribadito anche che è la stessa legge 48 (decreto Minniti sulla sicurezza urbana) a stabilire la collaborazione tra tutte le forze dell'ordine e la parificazione di vigili e poliziotti per quanto riguarda l'equo indennizzo, ovvero il riconoscimento del rischio connesso al lavoro.

Il sindaco poi ha ribadito che parteciperà alla manifestazione «Insieme senza muri», così come aveva annunciato all'indomani del blitz, «senza la fascia tricolore». «Non è una manifestazione del Comune - ha spiegato - voglio partecipare da cittadino e sentirmi libero anche per me stesso, e poi facciamo che sia un momento gioioso e di festa.

Spesso il dibattito sull'indossare la fascia porta più problemi», ha detto.

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