Cronaca locale

Sala come Celentano: vuole riaprire i Navigli

Il manager cita Gramsci e Galbraith, poi inciampa sul milanese E si definisce «la miglior garanzia per fare sintesi e vincere dopo»

Sabrina Cottone«L'è propi bela la nostra Milan» dice Beppe, alias Giuseppe Sala da Varedo, provincia di Monza e Brianza, il candidato moderato immerso in un profondo rosso. «Si dice el nost Milan» lo riprende un attento spettatore dalla sua poltrona al Teatro Strehler, luogo del «primo discorso politico» di colui che combatte per candidarsi sindaco.È uno dei pochi momenti difficili di una mattinata che fila liscia, preparata come un comizio e un monologo, lasciando scorrere «la colonna sonora della vita», dagli U2 ai Rem a Jimi Hendrix senza dimenticare Vasco Rossi e Lucio Dalla. L'altro inciampo è elettronico: lo scarabocchio che si disegna a tutto schermo quando l'uomo di Expo cerca di scrivere «la Milano delle opportunità». La penna magica non funziona e il grande pannello resta vuoto. Qualche attimo di imbarazzo, ma the show must go on.E allora eccolo Beppe promettere alla Celentano la riapertura dei Navigli. «È un po' più di un sogno e un po' meno di un programma» dice lui, pronto a replicare ai «politici del no» che non è un'idea buttata lì, ma studiata a lungo, tanto che ci ha scritto un libro dal titolo «Milano sull'acqua» con introduzione di Ermanno Olmi e anche il Politecnico lavora sulla fattibilità dell'operazione. Ci vorranno tanti anni e tantissimi soldi. «Ma ho appena finito una cosuccia che tutti dicevano impossibile...» dice a chi voglia obiettare che è un progetto ai confini della realtà.Non è l'unico autoelogio, sotto lo schermo che rimanda sue immagini in ogni salsa. «Penso di essere la migliore garanzia per vincere dopo» dice dei suoi sfidanti alle primarie, Pierfrancesco Majorino e Francesca Balzani. E ancora: «Se io vincerò le primarie, il centrodestra avrà difficoltà come non mai a oppormi un candidato». Una citazione implicita delle rilevazioni Ipsos che lo disegnano vincitore sul centrodestra, ma non ancora vincitore di Balzani e Majorino alla sfida del 6 e del 7 febbraio. La battaglia è portare elettori ai seggi della sinistra: più persone andranno e maggiori sono le sue possibilità di vincere, pensano i sondaggisti. «Andate e moltiplicatevi» dice lui, citando addirittura Dio. Ce n'è abbastanza per far sollevare Balzani e Majorino, che lo invita a non autoproclamarsi «erede al trono». Ennesima schermaglia di queste primarie.Sala cita il sindaco Giuliano Pisapia («Milano continua così» è uno degli slogan) e il presidente dell'Autorità anticorruzione, Raffaele Cantone, non dice mai la parola Pd, ma nelle prime file, accanto alla mamma Stefania e alla moglie Dorothy, siedono il segretario regionale Alessandro Alfieri, il ministro Maurizio Martina, il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, il senatore Franco Mirabelli, l'ex candidato Emanuele Fiano, Umberto Ambrosoli, Carmela Rozza, Ada Lucia De Cesaris, Piefrancesco Maran (che si esibisce anche dal palco). Insomma, il partito a ranghi compatti. Inattesi ma non troppo il filosofo Salvatore Veca, l'ex assessore alla Cultura di Gabriele Albertini, Sergio Scalpelli, che si spertica in endorsement via Facebook. In video appare don Gino Rigoldi, che gli dà la sua benedizione.Bibbia a parte, arriva la menzione del cardinale Carlo Maria Martini («il più grande padre spirituale della città nell'ultimo periodo»). Nel pantheon degli idoli spuntano Antonio Greppi, il primo sindaco dopo la Liberazione, l'uomo del «pane e musica», il giornalista Guido Vergani, l'economista di Kennedy e Roosevelt J.K. Galbraith («gli economisti fanno previsioni non perché sanno ma perché gliele chiedono»). Nel gran finale, dichiara: «Prevedere in politica significa agire per».

Dulcis in fundo, è il padre del comunismo Antonio Gramsci.

Commenti