Cronaca locale

«Sala pensi alla moschea E ora basta dare corda all'islam che fa politica»

Slitta lo sfratto dei locali di via Padova atteso ieri L'imam: «Caim? Non rappresenta i musulmani»

Chiara Campo

Il centro islamico di via Padova 144 è sotto sfratto da tre anni. Ieri era il giorno in cui l'ufficiale giudiziario doveva mettere i sigilli ma alla Casa della Cultura gestitadall'imam Asfa Mahmoud è stato concesso del tempo per trovare un accordo con il proprietario dell'immobile. «Ci vedremo nei prossimi giorni, speriamo di allungare il contratto in attesa di una soluzione definitiva» afferma Mahmoud, esponente di un Islam moderato, premiato con l'Ambrogino d'oro dall'ex giunta Moratti. La soluzione definitiva doveva arrivare con l'assegnazione di due spazi per realizzare moschee, il pasticciato bando lanciato dall'ex sindaco Pisapia e azzerato giorni fa da Beppe Sala.

Come ha preso la notizia?

«Sala ha promesso in campagna elettorale che avrebbe risolto il problema dei luoghi di culto per i musulmani e ora ci aspettiamo che il sindaco mantenga la parola, stiamo aspettando di vedere come intende procedere. Credo che avremo un incontro con la sua vice Anna Scavuzzo ma per ora non ci ha convocati».

Giorni fa Maryan Ismail, uscita dal Pd in polemica sulla gestione del bando moschee, ha chiesto al Comune di dialogare con tutte le realtà islamiche e non solo con il Caim, che ha eletto anche una consigliera comunale, Sumaya Abdel Qadar. É anche il suo appello?

«Sono abbastanza d'accordo con lei, il Comune dovrebbe dialogare con le realtà che, come la Casa della Cultura, lavorano giornalmente a sostegno della comunità, la nostra comunità lavora per servire i fedeli, siamo un gruppo religioso, la politica non ci interessa. Altre realtà come il Caim invece lavorano anche a livello politica, a noi non interessano posti in Comune o fare carriere politiche. E mi lasci dire che la rappresentatività del Caim in questi anni è stata gonfiata e il Comune dovrebbe tenerne conto».

Cosa intende?

«Che il Caim si fa passare come portavoce dei 100mila musulmani milanesi, ma ne rappresenta 150. Basta vedere la fotografia della fine del Ramadan all'Arena: le pare che alla festa più importante partecipino un centinaio di persone. In via Padova per dire erano almeno 5mila. Ripeto, invito Sala a rendersi conto delle realtà che lavorano effettivamente per la comunità e non per fare politica».

Dopo l'ennesimo attentato a Nizza, subite un clima di sospetto da parte dei milanesi?

«Abbiamo sempre condannato ogni atto di violenza e siamo persino stufi di doverne parlare o prendere le distanze ogni volta.

Sono delinquenti, persone ignoranti che fanno parte della società francese e non della comunità islamica, l'Islam è una religione di pace e dialogo, punto».

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