Cronaca locale

Sala sereno (ma non troppo) E consola Renzi via sms

Il sindaco riunisce la maggioranza per evitare crisi Il 12 in via Tortona presenta il suo piano «del fare»

A giugno è stato eletto con solo 17mila voti di scarto da Stefano Parisi, ma gli sono bastati per diventare sindaco e l'«uomo della provvidenza» per il Pd. Beppe Sala è riuscito a tenere Milano mentre a Roma e Torino la sinistra cedeva la fascia ai 5 Stelle. Al referendum costituzionale di domenica non c'è stato l'exploit che si immaginava alla vigilia, ma almeno a Milano ha vinto il sì (per 15mila schede e la percentuale più alta si è registrata nel centro radical-chic). Sala prova a intestarsi e forse guadagnerà altre quote in un Pd ormai a pezzi: «Il dato milanese in controtendenza è un buon segno e spero sia anche un pò il riconoscimento del lavoro che stiamo facendo e del fatto che tenere la sinistra unita è un valore - ha affermato ieri -. D'altro canto lo abbiamo praticato nella mia elezione. Quando sono andato in piazza del Popolo a supportare il sì ho portato proprio questo messaggio di unità della sinistra che non è detto che vinca in automatico, ma non unita è difficilissimo che vinca». Con Renzi al governo Sala ha goduto di una corsia preferenziale. L'instabilità politica fa «ballare» anche i 2,5 miliardi promessi dal premier con il Patto per Milano. «Un pò di progetti sono già passati al Cipe - mostra sicurezza Sala - e dico che certamente Milan ha bisogno delle risorse e dell'appoggio del governo, ma qualunque governo ha bisogno di Milano, senza arroganza dico che quando dall'estero guardano all'Italia, guardano a Milano, evoca un Paese che funziona. Sono tranquillo, rimane il fatto che dobbiamo accelerare molto di più». Il 12 dicembre al Base di via Tortona presenterà il programma («dettagliato») degli obiettivi dei 5 anni, in particolare sarà un piano per riqualificare le periferie. «Non voglio fare il solista, ci saranno anche i miei assessori» precisa. Ma nel vertice di maggioranza convocato da Sala questa sera alle 19 a Palazzo Marino si parlerà più del contesto nazionale forse che del piano e del discorso alla città che il sindaco leggerà domani alla cerimonia degli Ambrogini al Dal Verme. Una riunione d'emergenza per compattare le fila? «Era già programmato - prova a limitare la portata - ma a questo punto a maggior ragione è importante che ci sia. Ma non temo scossoni dal voto, non tutti ovviamente erano per il sì, ma anche dibattito al nostri interno è stato molto tranquillo». Aspettare per credere. Dem e renziani intanto studiano le reciproche mosse e soprattutto aspettano l'assemblea del partito a Roma per affrettarsi magari a cambiare casacca. La sinistra che governa con Sala e ha fatto campagna per il no aspetta le mosse dei Democratici per tirare la linea a Milano.

Il sindaco rivela di essersi scambiato degli sms con Renzi la notte della sconfitta. «Spero che torni a Milano, c'è anche un'occasione, l'invito il 13 dicembre all'inaugurazione della Fondazione Feltrinelli, mi sembra giusto che ci sia. Ci siamo scambiati dei messaggi, gli ho riconosciuto anche che il suo discorso in tv è stato di grane profilo e dignità. Lui mi ha detto che Milano avrebbe tratto giovamento dalla continuazione del suo governo ma che comunque la città è forte e andrà avanti». Gli rimane «un pò di dispiacere» perchè bocciando la riforma salta la possibilità che venga nominato sindaco-senatore a Roma («l'apporto dei sindaci sarebbe stato importante») e si augura che il governo «venga ricostituito assolutamente a breve, suppongo che avrà il compito di tenere la barra, di rassicurare l'Europa, e portarci a votare credo in un tempo non lunghissimo».

ChiCa

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