Cronaca locale

"Salveremo le librerie dall'assalto di internet"

Dopo tante chiusure eccellenti, Messaggerie lancia un franchising dedicato ai piccoli editori

"Salveremo le librerie dall'assalto di internet"

La parola latina «ubique» -ricordi di liceo- significa «ovunque». E se è vero, come ci insegnano i padri, che i nomi contengono il nostro destino, è tutta sintetizzata qui la filosofia di Ubik, la catena di librerie in franchising del gruppo Messaggerie che proprio da quell'antico avverbio prende ispirazione. L'obiettivo è arrivare ovunque, «creando un network capillare che offra risposte ai lettori in cerca di servizio e qualità», spiega Tiberio Sarti, amministratore delegato del retail che fa capo alla famiglia Mauri-Ottieri. «La nostra linea si discosta da quella delle grandi catene che fanno riferimento a importanti gruppi editoriali, con format rigidi e standardizzati: siamo convinti che i librai debbano mantenere la propria identità e personalizzazione dell'offerta». Per le librerie storiche, si sa, sono tempi grami: sarà l'effetto Amazon, saranno gli e-book, la grande distribuzione, i canoni d'affitto eccessivi o semplicemente le abitudini che cambiano, fatto sta che solo a Milano, negli ultimi 10 anni, le «vittime illustri» quasi non si contano: dalla storica Librerie Riunite di via Dante (fondata nel 1945) alla gigantesca Libreria del Corso in San Gottardo, dalla Milano Libri di via Verdi (attiva dal 1962, vi nacque la rivista Linus) alla Puccini di corso Buenos Aires, dove qualche anno fa, dall'altro lato del marciapiede, ha chiuso i battenti anche l'altra «del Corso» amatissima dai milanesi. Per non parlare della Remainders in Galleria, per mezzo secolo paradiso dei bibliofili in cerca di introvabili a prezzo d'occasione. E di tutte quelle piccole e medie realtà indipendenti che da qualche anno, in città, stanno letteralmente evaporando al ritmo di una al mese. La storia è sempre quella: troppi oneri di gestione e finanziari. «Ubik offre una risposta sia concentrando su di sé una serie di servizi che alleviano i costi di gestione, sia fornendo la merce in conto deposito, permettendo alla libreria di pagare solo il venduto (e parliamo di 150mila titoli disponibili in 24 ore). Per contro lasciamo i librai, con la loro tradizione, relazione con il pubblico ed esperienza sul territorio, liberi di esprimere la loro proposta sia in termini di scelta dei titoli sia di configurazione del prodotto libreria: per noi più le librerie sono diverse fra loro, meglio è». Una scommessa premiata dai numeri: Ubik è ora a quota 82 librerie (erano 36 nel 2015) e punta alle 100 entro l'anno.

A Milano non c'è ancora, ma nei paraggi ci sono già negozi molto attivi: come quello di Varese, dove un paio di anni fa, proprio grazie a Ubik, è tornata a fiorire la storica libreria di Corso Matteotti. O quelli di Como e Busto Arsizio, diventati punti di aggregazione. E ancora Novara, Voghera, Treviglio. Ma come si sopravvive in tempi di e-commerce? «Innanzitutto con la capacità di creare delle comunità di frequentatori della libreria. Ciò avviene attraverso un'intensa programmazione di eventi (oltre mille all'anno, fra presentazioni, incontri e circoli di lettura) e la presenza costante sui principali social come Facebook e Instagram. Pochi mesi fa abbiamo anche lanciato la app IO Lettore che permette di ordinare il libro via app e ritirarlo in libreria e contiene una sorta di social letterario per scambiarsi opinioni e consigli. E poi me lo lasci dire: se comprare i libri online è un approvvigionamento, farlo in libreria è un'esperienza.

Sempre unica e irripetibile».

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