Cronaca locale

Savattieri, l'artista delle «forme essenziali» che fabbrica carillon per i vip dello spettacolo

Andrea ha donato i suoi congegni a manovella pure ad Amadeus e a Bisio

Simone Finotti

Metti un esile fenicottero rosa, lievemente posato su una sola zampa a sfidare le più elementari leggi dell'equilibrio. Slanciato, longilineo, acrobaticamente elegante.

Segni particolari: è tutto in legno massello, con forme geometriche semplici e colori naturali, come quelli usati dagli artisti del Rinascimento. E diffonde melodie romantiche al semplice giro di una manovella.

È il carillon realizzato per Amadeus da Andrea Savattieri, 37enne originario di San Cataldo, in provincia di Caltanissetta, che nella vita insegna discipline artistiche nell'hinterland milanese e per passione crea carillon artigianali in legno apprezzati in Italia e nel mondo. «Lo scorso anno fui invitato ai Soliti Ignoti e volli riprodurre per il conduttore un fenicottero, animale dal nobile portamento, e per la moglie una ballerina, il carillon per antonomasia», ricorda.

Da allora, di pari passo con i clienti (fra gli entusiasti possessori di un Savattieri c'è anche Claudio Bisio, raggiunto al termine di uno spettacolo), si sono moltiplicati anche i modelli, per rendere attuale un oggetto che, nell'era digitale, sembrava ormai fuori moda: oggi i carillon Savattieri rappresentano persone, famiglie, trenini, aerei, auto, moto, alberi, case, campanili, salotti.

E ancora navi, fari, trattori, canguri, carretti dei gelati, giostre, altalene, interi paesaggi popolati da personaggi reali o immaginari. Non ce n'è uno uguale a un altro: ogni singolo pezzo è realizzato a mano, è unico e può essere personalizzato sia nel modello, sia nella melodia. La cosa curiosa è che tutto questo si basa sulla combinazione di quadrati, triangoli e cerchi.

«Dopo aver studiato all'Accademia di Belle Arti di Catania, ho frequentato Scienze dell'Architettura ed è lì che è nato il pallino delle forme semplici. Perché non fare tutto combinando geometrie essenziali? Ecco che un triangolo diventa un busto, un semicerchio una culla, un trapezio una testa». Poche linee e poi infinite combinazioni.

«D'altra parte ognuno di noi è diverso dagli altri e speciale. Pezzi unici per persone uniche, è il refrain che ho in mente fin da quando, alcuni anni fa, la mia compagna Francesca mi suggerì di mettermi a produrre carillon in legno. Provengo da quattro generazioni di restauratori e la materia prima non era un problema».

E aggiunge: «All'epoca facevo lampade utilizzando filamenti di tende, finché non esposi proprio qui a Milano, alla fiera Homi: i visitatori snobbavano le numerose lampade e si fermavano incantati davanti ai due carillon. Lì capii molte cose. Anche che Milano non era poi così male. È una città non facile, ma se la comprendi e la vivi ti offre opportunità impensabili altrove. Nel frattempo è arrivata anche la cattedra in un liceo, il trasloco e la partecipazione all'Artigiano in Fiera.

Ed è già in calendario, ad aprile, uno spazio al Fuorisalone».

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