Cronaca locale

Scala, l'altolà dei sindacati: «Trasparenza sui compensi»

La notizia arriva come un fulmine a ciel sereno. O forse no. Sarà un addio in anticipo quello di Daniel Barenboim al teatro alla Scala. Il pianista e direttore musicale ha deciso di concludere l'esperienza scaligera il 31 dicembre 2014, ovvero due anni prima della naturale scadenza del contratto, il 31 dicembre 2016. A dare la notizia, che era nell'aria, ai sindacati, il sovrintendente del teatro e amico Stephane Lissner. «Finisce un'epoca» ha commentato. È stato Lissner (che da settembre dell'anno prossimo guiderà l'Opera di Parigi), infatti, a portare Barenboim a Milano, prima con il titolo di «maestro scaligero» e poi dal dicembre 2011 come direttore musicale.
Al di là degli annunci rimangono incognite sui giri di poltrone nel tempio della lirica. Così se ieri mattina i sindacati non hanno ricevuto risposte alle loro domande sul «costo di queste operazioni», aspettano di incontrare il sindaco e presidente della fondazione. «È una questione di trasparenza - tuona Gigi Albori della Cgil - tutti hanno diritto di conoscere i compensi di sovrintendente e direttore artistico, l'eventuale buonuscita, il compenso della collaborazione di Alexander Pereira. Nella fasi di emergenza andrebbero privilegiate la funzionalità e la logica del risparmio». Sembra che Lissner non abbia nè confermato nè smentito la cifra di 100.000 euro come compenso per la collaborazione del futuro sovrintendente fino al 1 settembre 2014, quando entrerà in carica. Un compenso che si allinea a quello di un dirigente medio di teatro per una stagione. Sulla trasparenza picchia ancora più duro la Cisl con Nicola Cimmino: «Vogliamo la trasparenze sugli stipendi di tutti i dipendenti della Scala, dai tecnici ai dirigenti, nessuno escluso. È una delle poche norme “buone“ del decreto Valore cultura».
Il bilancio non è ancora stato chiuso e al di là delle promesse mancano all'appello ancora 1 milione 150mila euro. Se Giuliano Pisapia ha preteso la chiusura del bilancio senza mettere mano all'integrativo dei lavoratori, come avvenne l'anno scorso, la Cgil mette le mani avanti. «No all'assurda penalizzazione dei lavoratori». La Cgil aspetta il sindaco al varco per conoscere «l'aggravio di spesa che deriva da queste operazioni - spiega Albori -, delucidazioni sull'organigramma e sui rapporti con il ministero alla luce del decreto Valore Cultura». Un «monstrum giuridico» l'ha definito Lissner. «È una delle prime volte - ha osservato - che vedo diminuire i contributi sempre di più e voler essere un teatro statale». Lissner parla numeri alla mano: nel 2012 «sponsor e privati hanno dato 43 milioni, la biglietteria 32 milioni, lo Stato 28 milioni. Chi osa dire che lo Stato oggi dà molti soldi alla Scala dovrà soltanto leggere i primi due numeri che ho dato».

Durante l'incontro sembra che Lissner abbia anticipato che il Ministro per i beni culturali Bray opterà per la strada dell'emendamento alla legge di Stabilità per «riportare» il cda da 7 a 11 membri.

Commenti