Cronaca locale

«Sciolsero il Comune che guidavo Ho denunciato anche il ministero»

La prima volta che lo assolsero aveva ancora i capelli tutti neri, ed era un emergente del Psi milanese. Una vita dopo, Alfredo Celeste viene assolto di nuovo: era tornato a fare il sindaco di Sedriano, adesso in quota Pdl, e gli era piombata addosso una accusa ancora più infamante, essersi messo - non per soldi ma per appoggi e carriera - a disposizione di un imprenditore in odore di 'ndrangheta, Eugenio Costantino. Al suo Comune, per colpa dell'inchiesta, era toccata l'onta di diventare il primo comune lombardo sciolto per mafia.

Invece non era vero niente, «il fatto non sussiste», stabilisce ieri il tribunale. Prima che i giudici si ritirassero in camera di consiglio, Celeste aveva chiesto di parlare brevemente, e aveva concluso (lui, professore di religione, che la Curia ha tenuto in servizio anche dopo l'incriminazione) citando la lettera di San Paolo ai Romani: «Ciascuno stia sottomesso alle autorità costituite; poiché non c'è autorità se non da Dio e quelle che esistono sono stabilite da Dio», ed era suonato come un atto di sottomissione e di fiducia nella decisione dei giudici.

Fiducia ben riposta, si scopre quando i giudici escono con la sentenza: assolto. Lui, ovviamente, emozionato fin quasi a tremare: «I giudici hanno avuto molto coraggio. È un grande giorno per me e per Sedriano, per questa indagine è stato sciolto il Comune di Sedriano. Uno scioglimento illegittimo prodotto da false attestazioni. Adesso posso dirlo, io per quello scioglimento ho denunciato il ministero degli Interni per falso ideologico, e ne vedremo delle belle». Ha qualcosa da rimproverare a questi magistrati? «No, li ringrazio, hanno fatto i magistrati. Finalmente c'è un giudice a Milano e non solo a Berlino».

LF

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