Cronaca locale

Scola agli assessori cattolici «Siete nel contenitore giusto?»

(...) Scola invita a scegliere la testimonianza invece che l'egemonia. Spiega: «La differenza tra potere egemonico e testimoniale sta nel fatto che il potere testimoniale, pur avendo in mente gli obiettivi, non si abbassa a utilizzare tutti i mezzi». Insomma, il fine non giustifica i mezzi.
Non bisogna agire preoccupati solo dalle conseguenze, il testimone non calcola l'esito dell'azione («Gesù è morto inchiodato sulla croce e abbandonato da tutti») ma punta sull'origine dell'azione, perché sa che gli esiti ultimi sono in mano alla Provvidenza. Ecco perché il testimone è «disposto ad andare fino in fondo, talvolta pagando di persona per le proprie idee».
Tra i modelli politici cita don Luigi Sturzo e Alcide De Gasperi. E come esempio di chi ha pagato di persona la fedeltà alle proprie idee ricorda Augusto Del Noce, filosofo della politica tra i più importanti del Novecento, che «veniva definito fascista e di destra perché teneva fede alle sue idee».
Scola parla poi di «una stagione straordinaria di impegno politico dei cattolici, dalla seconda metà degli anni '50 fino al 1974», in cui «tutti i comuni erano amministrati gratuitamente da laici del movimento cattolico o del movimento operaio». Un appello ai giovani ma «senza rottamare nessuno, è giusto autorottamarsi quando uno si sente vecchio». Sull'idea di un partito dei cattolici, sul modello della Dc, l'arcivescovo è realista: «Per farlo bisogna che ci sia qualcuno in grado di dire che ci siano le condizioni». Lui osserva: «Non so se c'è la base, lo spazio per un altro partito».
L'arcivescovo, sia nel suo intervento introduttivo che rispondendo alle domande dei giovani, parla della crisi attuale della politica e delle modalità d'azione. E uno dei primi concetti espressi è che oggi «non possiamo dare per scontato che cosa significhi» la parola politica, «perché è sempre più identificata con l'attività partitica». Tra le cose che non vanno, accanto al «partitismo», il cardinale Scola segnala «una forte autoreferenzialità» che spesso separa dalla società civile la politica, che così tende a essere ridotta a «un compromesso teso all'autoconservazione», «un mero aggregarsi dell'interesse» con «la tentazione del piccolo cabotaggio». E sulla legalità: «Se consideriamo la testimonianza in senso completo, non solo come buon esempio ma come conoscenza piena della realtà e comunicazione della verità, allora penso che la ricerca di consenso, rispettando il metodo democratico e quindi anche la legalità, sia assolutamente necessaria alla politica».
Un tema importante è «lo strapotere della tecnologia» e lo «spossessamento» della politica «da parte di poteri che la travalicano». Un dato di fatto che la politica è chiamata ad accogliere come «una sfida» con cui cimentarsi.

Domanda con risposta: «Che sovranità resta agli Stati? Sono tentato di dire che ci resta solo la sovranità del debito».

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