Cronaca locale

Scola in Duomo celebra la messa per Martini vestito come lui

Duomo ancora una volta pieno fino all'ultimo banco nel secondo anniversario della morte del cardinale Carlo Maria Martini. A celebrare la Messa il cardinale Angelo Scola, che ha ricordato tre tratti della personalità di Martini: ascoltava tutti, invitava la città a essere ospitale, amava l'Eucaristia. Alla fine l'arcivescovo ha pregato sulla tomba del suo predecessore, sepolto in Duomo nella cappella del Crocifisso, sotto una lapide in cui sono scritte le parole del Salmo 118 «Lampada sui miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino».

Scola ha scelto di indossare la mitra e il pastorale (ovvero il copricapo e il bastone da vescovo) dell'uomo che ha guidato per un quarto di secolo la Chiesa milanese, continuando poi a essere un punto di riferimento per molti da Gerusalemme, dove si era ritirato per pregare e studiare, e poi dalla casa dei Gesuiti di Gallarate nella quale ha trascorso gli ultimi anni di vita.

«Scegliersi l'ospite è avvilire l'ospitalità» aveva detto sant'Ambrogio. Lo aveva ripetuto Martini nel discorso pronunciato nell'aula del consiglio comunale di Milano, il 28 giugno 2002. L'arcivescovo cita ampi stralci di quell'intervento a Palazzo Marino: «Il magnanimo ospitante non teme il diverso, perché è forte della propria identità. Il vero problema è che le nostre città... non sono più sicure della propria identità e del proprio ruolo umanizzatore». Scola ha poi parlato di «ansia pastorale» di Martini, «che lo portava ad ascoltare tutti in modo criticamente aperto, anche le resistenze, le fatiche e perfino i tratti di confusione che talora ci portiamo dentro».

Il cardinale Scola ha dedicato un passaggio dell'omelia all'Expo: «Speriamo che sia un evento decisivo per la ripresa di Milano e non solo di Milano».

Commenti