Cronaca locale

Se gli anti-divi celebrano l'«umanità» di Amadeus

Al Mac il duo Luciani-Motterle (violino e piano) interpreta Mozart: «Conta solo la verità della musica»

Luca Pavanel

Fulvio Luciani e Massimiliano Motterle, ovvero un duo di anti-divi e la verità della musica. Le domande che questa pone, le risposte che può riuscire a dare, le nuove strade, la ricerca interiore e di se stessi.

Con immutato approccio da «speleologi» del grande repertorio e insieme da una decina di anni cercatori di un «senso» che non sia l'ascolto sensoriale punto e basta, il violinista e il pianista della serie prima l'arte con le sue riflessioni e poi il resto - atteggiamenti glamour e quant'altro - si ripresentano domenica mattina sulla scena milanese con un programma dedicato a Mozart: «Sonata in Sol K. 301», «Sonata in Mib K.302» e «Sonata in Do K.303»; e per chiudere, in una sorta di gioco di accostamenti per afferrare di più l'autore al centro, lo Stravinsky del Divertimento da La Baisée de la Fée», «una maniera di allargare il campo». L'appuntamento è presso la sala per le programmazioni da Camera «costola» dell'Auditorium Verdi, il Mac di piazza Tito Lucrezio Caro, a due passi da corso San Gottardo in zona Ticinese. Riflessioni sull'Amadeus di Salisburgo.

C'è una grande letteratura e un fiume di esecuzioni su Mozart, conferma Luciani, ma non è mai abbastanza per comprendere il suo genio. E ancora oggi continuare nell'esplorazione appare lecito e doveroso. Nel ritratto che viene tracciato il musicista del Settecento prima appare come fanciullo prodigioso che scriveva musica considerata «quinta essenza dell'eleganza, dell'equilibrio, della bellezza»; poi il giovane uomo con alterne fortune, le difficoltà, infine i misteri. Di più: «Birichino oltre il limite consentito» e, alla sua maniera, anche borderline. Insomma un quadro contraddittorio: un modo d'essere che non combacia con le pagine che ha vergato e lasciato.

«La sua musica non cerca di essere innovativa - si può aggiungere - Ha usato materiali impiegati da altri, ma ha ottenuto meravigliosi equilibri unici. Che nascondono un'umanità profondissima, mondi che ancora adesso noi percepiamo». Il compositore, nell'espressione di una realtà che avvertiamo come artefatta, è probabilmente l'unico della storia veramente toccato da dio. C'è sempre una chiave di lettura nel lavoro concertistico di Luciani e Motterle, che si sono cimentati con cicli dedicati anche a Bach, Brahms e Beethoven. A proposito di Ludwig il duo è reduce da una serie di date al Teatro Grande di Brescia dove, come le pop-star, ha fatto sold out - settimane prima del recital - per diverse serate, che si sono svolte in un silenzio religioso e copiosa presenza di giovani appassionati, a dimostrazione che la classica è viva e vegeta, soprattutto quando la qualità della proposta come in questo caso è alta.

Notoriamente però, la situazione più in generale non è rosea per quanto riguarda il settore. Istituzioni e musicisti sono in un periodo di difficoltà, «ma quel che vedo, e per questo non ho minimo dubbio ad andare avanti - afferma - è che quando le persone ci vengono ad ascoltare sono molto contente, interessate, danno valore in maniera evidente a quanto facciamo». Un modo di proporsi - (entrambi solisti d'eccezione e non l'uno la spalla dell'altro, ndr) che per certi versi è in controtendenza, in un'epoca dove il fattore-immagine la fa da padrone.

«Invece quel che veramente conta per noi è la verità della musica - conclude - Ovvero quel che la musica riesce a insegnarti, a dirti a farti capire».

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