Cronaca locale

È il secondo colpo alla Franck Muller, l'orologeria già rapinata nel 2001

È il secondo colpo alla Franck Muller, l'orologeria già rapinata nel 2001

Era già stata rapinata una dozzina d'anni fa la Franck Muller di via della Spiga 19, assaltata l'altra sera da cinque banditi poi fuggiti con orolòogi per almeno mezzo milione. Il primo colpo, nel settembre del 2001, frutto due miliardi e mezzo di lire, e fu portato a termine grazie anche alla complicità del responsabile della sicurezza. A cui, per creare un «alibi», i banditi sferrarono anche un bel calcione in bocca. Trucco che però non gli ha evitato l'arresto qualche tempo dopo quando la polizia sgominò l'intera banda.
Dunque non porta fortuna ai banditi il negozio del «Picasso degli orologi» come viene appunto definito lo svizzero Muller, da 20 anni punto di riferimento di chi punta esclusivamente a pezzi unici. Come andò male agli autori di altri due colpi miliardari alla Damiani nel 2008 e alla Scavia nel 2011: tutti presi. Hanno ugualmente sfidato la «tradizione» i cinque che l'altra sera verso le 18.30 hanno fatto irruzione nel negozio, usando il solito trucco del complice «ben vestito» per far scattare la porta blindata. Appena la commessa, B. G. 38 anni, gli è andata incontro, è stata spinta via e poi costretta a mettersi in ginocchio insieme al responsabile del punto vendita, S. G., 48 anni, tra l'altro presente anche al colpo del 2001.
Il «signore elegante» ha poi fatto entrare altri quattro banditi: uno, armato di mazza, ha mandato in frantumi le otto teche, mentre i complici raccoglievano gli orologi. Nel parapiglia è stato colpito anche l'unico cliente, un italiano di 41 anni, rimasto leggermente ferito e poi medicato in ospedale. Pochi secondi e il colpo era già finito. Poi la fuga lungo via della Spiga, dove uno dei banditi ha incendiato e lasciato cadere a terra una molotov, una grande fiammata per creare maggior confusione. Poi la corsa fino a via Manzoni, via dell'Annunziata e via dei Giardini, proprio a due passi dalla questura. Un percorso segnato come «Pollicino» dagli attrezzi e dagli abiti usati nel colpo. Non è chiaro se i banditi abbiano percorso il tragitto a piedi, in moto o in auto. Saranno dettagli da chiarire nelle prossime ore, magari visionando le immagini delle numerose telecamere poste in zone.

Come qualche spunto investigativo potrebbe arrivare dall'esame della borsa e delle tre altre bottiglie incendiarie preparate ma non usate dai banditi che poi le hanno abbandonate all'incrocio con via del Gesù.

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