Cronaca locale

"Sei pendolare? Allora non ti assumo"

L'ultima beffa per i passeggeri Trenord: "Io rifiutata al concorso per i troppi ritardi"

"Sei pendolare? Allora non ti assumo"

I pendolari li chiamano «I camminatori». Salgono sul treno senza biglietto. Si siedono e aspettano. «Questa cosa in Svizzera mica ce la farebbero fare» bisbigliano tra di loro. Poi non appena il controllore entra nel vagone, corrono al piano di sopra, per poi scendere all'improvviso, allungando il passo. Messi alle strette, si chiudono in bagno e ci rimangono a oltranza. Stranieri, in particolare africani, ma anche italiani. Accade anche questo sulla linea Trenord Milano-Cremona-Mantova: è stato un mese decisamente complicato tra forti ritardi, treni soppressi, temperature insostenibili, mancanza di sicurezza e guasti di varia natura.

Non va sempre così. I camminatori, detti anche «portoghesi», possono essere bloccati, talvolta chiusi dai controllori nell'ultima carrozza. Il capotreno annuncia la loro presenza e le forze dell'ordine, se a bordo, li fanno scendere alla prima stazione. Un'operazione che però richiede tempo, perché c'è sempre qualcuno che oppone resistenza. E allora occorre aspettare i rinforzi, dalla Polfer o dai carabinieri. Tradotto: ritardi, ritardi, ritardi.

Come detto, quello dei viaggiatori senza biglietto è però solo uno dei tanti problemi che riguardano questa tratta gestita da Trenord, che in Lombardia muove 736mila persone su 2.300 treni al giorno, con un abbonamento a 107 euro al mese valido anche per traghetti e funivie. Un prezzo conveniente, anche i pendolari lo riconoscono. Ma che non può giustificare disagi quotidiani. A inizio luglio tutti i comitati hanno inviato una lettera al presidente Roberto Maroni per denunciare un tasso di soppressioni record nel mese di giugno in tutta la regione: «Mai viste così tante dal 2012, quando il sistema informatico collassò completamente». Ma se nell'ultimo mese si è registrato un sostanziale riassestamento su gran parte delle tratte - Trenord dichiara l'85% di puntualità - non si può dire la stessa cosa per la Milano-Mantova: gli ultimi 10 giorni di luglio sono stati complicati e anche agosto non è iniziato nel migliore dei modi.

«La giornata peggiore? Mercoledì 26 - racconta Manuela Magri, pendolare-. Il treno delle 6.41 è arrivato a Milano con 70 minuti di ritardo: passaggio a livello guasto, forze dell'ordine impegnate a cacciare i senza biglietto, guasti, un incubo. Ho dovuto prendermi un permesso lavorativo per il ritardo». Il giorno dopo, stesso treno, nuovo disagio. «Segnalano mezzora di ritardo a Cremona - racconta Barbara, un'altra pendolare -. I capistazione ci consigliano di prendere un altro mezzo, così saliamo in auto. Ma mentre ci ritroviamo imbottigliati in tangenziale scopriamo la beffa: non c'era nessun ritardo. Il treno era appena arrivato puntuale a Milano Centrale». Trenord prende le distanze: «In questo caso la responsabilità è di Rete ferroviaria italiana (Rfi), l'ente che gestisce l'infrastruttura. Lo stesso vale per i disagi legati ai passaggi a livello, alla corrente o agli impianti della sicurezza: non possiamo farci nulla». Le disavventure dei pendolari non finiscono qui. «A Brescia ho partecipato a un bando per assistenti sanitari - continua Barbara -. Ci hanno detto che non assumono personale di Cremona che viaggia in treno». Matteo, 26 anni, studente, nella sessione di luglio non ha potuto dare un esame causa treno in ritardo. E rivela: «Ho amici che hanno ricevuto l'aut aut dalla loro azienda: o arrivano puntuali o saranno licenziati». Qualche giorno fa la temperatura a bordo era di 31 gradi. «Il 40% dei treni ha 45 anni - fa sapere Trenord - e il sistema di condizionamento dell'aria va in blocco se all'esterno si superano i 35 gradi». Per svecchiare la flotta, la società partecipata spiega che sono necessari 160 nuovi convogli: la spesa prevista è di un miliardo e 607 milioni.

L'obiettivo è abbassare l'età media dei treni da 19 a 12 anni entro il 2023-2024.

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