Cronaca locale

"Sem", gli amici del bar faranno la colletta per rimpatriare la salma

I familiari del bengalese non hanno i soldi, gara di solidarietà nel locale dove lavorava

"Sem", gli amici del bar faranno la colletta per rimpatriare la salma

Vassoi pieni di bibite, camerieri che vanno e vengono a grande velocità. Come al solito c'è molta gente davanti al Caffé Dante, bar tabaccheria e ristorante, dove si può mangiare sui tavolini all'aperto, a due passi da Largo Cairoli, sulla centralissima via Dante. La strada è sempre frequentatissima perché è area pedonale e collega praticamente il Duomo al Castello Sforzesco. I turisti (e non solo) sono ovunque, soprattutto quando il pomeriggio è gradevole, come quello di ieri. Nel locale, però, sorrisi tirati di cortesia nascondono il dolore e il responsabile, il 35enne Giovanni Morfeo, sta alla cassa con gli occhi rossi. Qui lavorava infatti Samsul Haque Swapan, per tutti «Sem», il ragazzo bengalese di 23 anni ucciso e rapinato nella notte tra giovedì e venerdì per strada, in via Settembrini, nella zona della stazione Centrale. Erano le 2.30 quando due marocchini clandestini di 28 e 32 anni, Abderahim Anass e Saad Otmani - che in poche ore avevano già assalito e rapinato, picchiandoli anche con estrema violenza, due uomini a Cinisello Balsamo e una studentessa a Milano, in via Gaffurio - hanno aggredito il giovane cameriere bengalese. Ferito al torace con «un'arma da punta che potrebbe essere un cacciavite» - come hanno sottolineato i carabinieri del nucleo investivo del comando provinciale di Milano, autori venerdì mattina dell'arresto dei due nordafricani - Samsul è morto in ambulanza, mentre arrivava al Niguarda.

«Era davvero il migliore tra noi - confermano i colleghi - Sempre gentile, umile, Sem lavorava qui da tre anni. Nel suo Paese ha la moglie e la madre».

«Sta per arrivare a Milano il fratello, la moglie no, non può venire: era Sem a mantenere da qui la famiglia, capisce? - spiega il signor Morfeo -. Attraverso il fratello faremo sapere alla famiglia che saremo noi, i colleghi del bar, a sostenere le spese per far rientrare la salma in Bangladesh. Cosa vuole che le dica? Qualsiasi cosa gli chiedessi era sempre sorridente. Sì direttore, Va bene direttore rispondeva. Quando i carabinieri sono venuti qui non volevo crederci che fosse morto. È una storia senza senso».

Davanti alla porta d'ingresso dell'appartamento al terzo piano dello splendido stabile di via Gaffurio c'è una piantina color arancio, in un vasetto, avvolta nella carta colorata. For Lorna, take care scrive una vicina di casa. Lorna Jane, 21 anni, inglese, insieme alla coetanea statunitense e come lei studentessa alla «cattolica» Sara Emily, sono state aggredite e rapinate dalla coppia di aggressori marocchini in piazza Caiazzo, appena dieci minuti prima del povero Sem. Lorna è stata ferita lievemente ma è ancora troppo traumatizzate per parlare dell'altra notte.

Intanto la squadra mobile è alla caccia dell'assassino che giovedì verso le 21.30, reduce da una rissa, ha ucciso in strada, in via Padova 179, Stefan M.

, un romeno di 43 anni, dopo avergli sferrato un pugno violentissimno al viso facendolo cadere a terra dove ha sbattuto la testa.

Commenti