Cronaca locale

Sempre più italiani tra i nuovi poveri

In cinque anni i connazionali che hanno avuto bisogno di aiuto sono aumentati di un quarto

«La povertà sta scatenando una lotta di tutti contro tutti». Una guerra fra poveri si consuma, questa la verità enunciata ieri da Mariangela Simini dell'associazione «Luisa Berardi» alla presentazione del «Tredicesimo rapporto sulla povertà nella Diocesi di Milano», verità su cui dobbiamo riflettere, perché oggi un utente su tre della Caritas è italiano, dato che concorda con quello nazionale dell'Istat: una famiglia italiana su quattro non ce la fa più. Ben vengano allora i 70 mila euro di Olimpia di Crescenzago, morta lo scorso maggio a 90 anni, destinando la cifra al Comune di Milano per aiutare gli anziani soli e disagiati, che potranno ricevere 400 euro una tantum dallo sportello CuraMi.

Per il tredicesimo anno la Caritas Ambrosiana compila il suo studio, «segno che siamo vitali non solo nelle comunità ma anche nella coscienza del singolo, che deve maturare sempre di più. Oggi vediamo minori stranieri lasciati soli sulla strada» ha detto don Roberto Davanzo. Dal 2008 al 2013 gli italiani bisognosi sono aumentati del 23,5%, soprattutto nella fascia compresa tra i 55 e i 64 anni, che ha avuto un incremento del 29,3% e rappresenta persone che hanno perso il lavoro, hanno una famiglia e implorano un sussidio, contro l'indegenza cronica.

Tra gli stranieri i più numerosi rimangono i marocchini col 12,8%, seguono i peruviani(11,8%), quindi i rumeni, gli equadoregni e gli ucraini, come ha spiegato Elisabetta Larovere. Il bisogno impellente è il lavoro, che mostra due andamenti opposti tra il triennio 2008 - 2013, in cui il tasso di richiesta è stato del 7,3, mentre nel triennio 2011 - 2013 del -6,7. Rassegnazione, pessimismo colpiscono: le persone non credono nel futuro. Differenza tra donne e uomini: le donne in cerca di lavoro sono soprattutto comunitarie (69,5%) mentre i maschi sono in maggioranza extracomunitari (66,4%).

Tanti i progetti che la Caritas mette in piedi tenendo presente del cambiamento dei flussi migratori. «Una volta insegnavamo l'italiano in corsi serali - ha detto Meri Salati -. Ora con l'aumento di donne arabe li abbiamo spostati al mattino, perché le arabe non possono uscire la sera. Per loro dobbiamo cominciare da zero: prima dell'italiano dobbiamo insegnare l'arabo, perché sono analfabete». Una distribuzione più frammentata e capillare delle zone d'aiuto: a questo si deve puntare, a piccole e fondamentali realtà come la casa Betania descritta da Sara Maida. «Progettiamo un'accoglienza intelligente - ha spiegato Luciano Gualzetti, vicedirettore della Caritas -. Dal 2011 al 2013 abbiamo messo a disposizione 300 mila euro per favorire percorsi d'accompagnamento».

Presente al convegno anche Valerio Landri, direttore della Caritas d'Agrigento che comprende Lampedusa, che dal primo febbraio di quest'anno ha dato il via al progetto «Lampa Lampa».

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