Cronaca locale

Shakespeare in chiave pop è un "Sogno"

Al Manzoni da stasera un classico rivisitato in lettura comica con Ruffini

Shakespeare in chiave pop è un "Sogno"

Vedi la faccia da fumetto di Paolo Ruffini e pensi che, sì, un buon Puk, il celebre fauno shakespeariano di Sogno di una notte di mezza estate, potrebbe pure esserlo. Poi pensi che il simpatico toscano dall'agile parlantina è il volto celebre di trasmissioni comiche in tv (Colorado) e di fortunati cosiddetti cinepanettoni sul grande schermo e vieni colto dai dubbi. Ma è lui, l'attore livornese, a smontarteli in un amen, quei dubbi: «Shakespeare non ha mai scritto per l'élite spiega . Lui è sempre stato un autore popolare. Non voglio esagerare evocando i cinepanettoni, ma l'analogia con le commedie per il grande pubblico ci sta. Ecco perché in questo spettacolo io mi trovo decisamente a mio agio. E poi, diciamolo: la cultura, per avvicinare i giovani, deve imparare a rendersi seduttiva. Con questo spettacolo ci stiamo riuscendo: molti ragazzi vengono a vederlo, divertendosi. E scoprono uno Shakespeare reale, ma che pensavano diverso. Io stesso vado nelle scuole a spiegare l'operazione. Beninteso, non siamo i primi a cimentarci con una cosa del genere, se si pensa al Romeo+Giulietta di Baz Luhrmann, una rilettura moderna diventata di culto».

Dunque, il classico Sogno di una notte di mezza estate approda al Teatro Manzoni da stasera al 17 marzo (ore 20.45, domenica ore 15.30 ingresso 35-23 euro, info 02.76.36.901) in un originale adattamento di Massimiliano Bruno, regista conosciuto per film di successo come Viva l'Italia e il più recente Non ci resta che il crimine, con Marco Giallini e Alessandro Gassmann affiatata coppia protagonista: non è un caso che, accanto a Paolo Ruffini, il cast di questo Sogno sfoggi altri volti cinematografici, come quello di Stefano Fresi (nel ruolo di Bottom) e della bella Violante Placido (nel doppio ruolo di Titana, Regina delle Fate, e di Ippolita, Regina delle Amazzoni), insieme a un nutrito cast di quattordici attori (tra cui fino a poco tempo fa c'era anche Giorgio Pasotti, ora sostituito da Augusto Fornari) calati in una fiaba che, secondo la ben nota formula creata dal Bardo, canta di amore ed erotismo, vita e sogno, distillando ironia e anche tanta comicità. In questa versione, forse, in dosi maggiorate: «Massimiliano Bruno ha riscritto il testo, dando uno spazio maggiore al gruppo dei comici - spiega Stefano Fresi - inserendo un linguaggio che sembra preso a prestito da quello dell'Armata Brancaleone nel famoso film di Mario Monicelli e l'ha condito qua e là di folli inglesismi, formule tipo Comebackare, da come back, per intendere tornare indietro».

L'intento è chiaro: trasformare il Sogno in un'opera pop: «Anzi, hard pop spiega Ruffini . Noi della compagnia ci sentiamo come una rock band, c'è grande affiatamento e mutua assistenza. Il mio Puk è una specie di clown dandy che si diverte ad assistere alle evoluzioni amorose dei vari personaggi. Siamo come un colorato Circo Barnum». Con tanto di musica e essenziali coreografie danzate, sempre all'insegna dell'osare: si passa, al fianco delle musiche originali di Roberto Procaccini, da Lady Gaga ai Nirvana. Infine, sul palcoscenico spicca una Titana ipnotica: «Sarò una Titana dark: spiega Violante Placido - con piumaggio nero, volitiva, egocentrica e tirannica.

Persino un po' bipolare e molto sensuale».

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